Messa e supplica a Madonna di Pompei: mons. Favale (Conversano-Monopoli), “Marianna e Bartolo hanno dato la vita per i fratelli

(Foto santuario di Pompei)

Bartolo Longo e Marianna Farnararo “hanno conosciuto l’amore di Dio attraverso l’incontro con Gesù, che ha dato la vita per noi. Da ciò è stato logico accoglierne le conseguenze”. Lo ha sottolineato, stamattina, mons. Giuseppe Favale, vescovo di Conversano-Monopoli, nell’omelia della messa che a Pompei ha preceduto la supplica alla Madonna del Rosario, che si recita alle ore 12. Il presule presiede entrambi i riti.
“Hanno dato la vita per i fratelli mettendo a disposizione dei bisognosi non solo la ricchezza del loro cuore e della loro intelligenza ma anche quanto possedevano, coinvolgendo molti altri dell’aristocrazia e della borghesia napoletana in questa avventura di generosa solidarietà. In particolare donna Marianna, che nel frattempo si era spogliata di tutto, scelse di abbracciare la povertà quasi per solidarizzare con i meno abbienti, sull’esempio di Cristo che da ricco si fece povero per arricchire tutti con la sua povertà (cf 2Cor 8,9)”, ha aggiunto il presule, secondo il quale “si rimane stupiti nel constatare cosa può provocare la forza della carità! Caritas Christi urget nos! (2Cor 5,1) La carità di Cristo ci possiede, dice l’apostolo Paolo. Davvero Marianna è stata afferrata dall’amore di Cristo ed ha saputo amare tutti, coltivando una finezza interiore che l’ha portata a cogliere il valore dei gesti feriali della carità. È arrivata a farsi piccola con i piccoli, vivendo una maternità spirituale che la rendeva sensibile soprattutto verso quelle fasce sociali più emarginate e abbandonate, come ad esempio i figli e le figlie dei carcerati. Pur vulcanica e determinata caratterialmente, ha saputo coltivare l’umiltà del cuore che l’ha portata a preferire di gran lunga il nascondimento, non disdegnando comunque di stare in prima linea, combattiva, quando bisognava onorare la Madre di Dio e i poveri”.
Mons. Favale ha osservato: “Oggi, nel giorno consacrato alla Regina del Rosario di Pompei, è significativo aver fatto memoria di colei che insieme a Bartolo Longo ha dato avvio alla rinascita di questo territorio, che da luogo di morte è diventato faro di luce, i cui raggi benefici continuano ancora a irradiarsi in ogni angolo della terra. Se Pompei è diventato un centro propulsore di Misericordia, lo dobbiamo alla fede e al coraggio di due creature che, alla scuola della Vergine di Nazaret, si sono rese strumenti docili nelle mani dell’Onnipotente. Hanno creduto all’Amore e hanno portato Amore, quell’Amore che continua a sgorgare come Acqua purissima dal grembo di colei che con l’Eccomi detto all’Angelo Gabriele ha permesso a Dio di diventare nostro Fratello e Salvatore”. E ha concluso: “Bevendo quest’Acqua viva, crediamo all’Amore e portiamo Amore e, unendoci al canto di lode di Maria, riconosceremo che ancora oggi Dio fa grandi cose nella vita di chi si affida a Lui. Esultanti nello Spirito, diffonderemo così nel mondo il buon profumo di Cristo”.

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