Croce rossa: Valastro, “ricordiamo Dunant in un momento in cui è messa in dubbio la necessità di uno spazio umanitario”

Foto Croce rossa/SIR

“Oggi più che mai ricordiamo il nostro fondatore, Henry Dunant, che aveva avuto una visione importante, quella che nessuno può essere discriminato e che tutti hanno bisogno dello stesso aiuto, e che la dignità umana non sopporta nessun tipo di eccezione. Immaginiamo di portare avanti questa visione, quella di chi ci diceva che è importante essere vicini ai feriti in un campo di battaglia ma anche prepararsi ed essere pronti in caso in cui ci siano una epidemia o una emergenza. Lo facciamo nell’anno in cui celebriamo i 160 anni della Croce rossa italiana e i 160 anni dalla prima Convenzione di Ginevra, lo facciamo in un momento in cui sembra essere messa in dubbio la necessità di uno spazio umanitario, di uno spazio libero per tutti gli operatori sanitari, in modo tale che possano essere davvero di aiuto”. Così Rosario Valastro, presidente della Cri, in un videomessaggio in occasione della Giornata mondiale della Croce rossa e Mezzaluna rossa che ricorre oggi 8 maggio, giorno di nascita del fondatore del Movimento, Henry Dunant. Oggi parte anche la campagna di comunicazione della Cri con il claim “Croce rossa italiana. 160 anni di strada fatta insieme”. Un cammino lungo 160 anni al fianco di chiunque sia vulnerabile, donne, uomini e bambini, messi a dura prova da difficoltà, emergenze, catastrofi, un percorso nel quale le volontarie e i volontari della Cri hanno sempre risposto alle sfide.
Valastro si rivolge a volontarie, volontari, operatrici e operatori dell’associazione: “Vi immagino tutti impegnati in questo momento, a fare attività nelle scuole, magari a parlare con i più piccoli e a spiegare loro cos’è la Croce rossa”, ma anche “impegnati nelle nostre attività di tutti i giorni, quelle dove volontarie, volontari e personale dipendente guidano le ambulanze, consegnano il pacco spesa a chi ha bisogno, si preparano alle emergenze, insomma, tutte le iniziative che consentono di alleviare le sofferenze di chi si trova in uno stato di vulnerabilità”. Tra le cose positive “la vitalità dei comitati” e delle “mille sedi sul territorio” e l’impegno di tutti gli operatori “a favore delle persone che necessitano di protezione, assistenza, soccorso, nei conflitti armati, nelle emergenze, nelle crisi, nelle epidemie, nelle migrazioni”.

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