Germania: eredità e riutilizzo di oggetti devozionali e di arte religiosa. Baumann (diocesi di Ratisbona), “importante la storia di ciascun oggetto”

Cosa fare quando muore un parente e si ereditano molte opere devozionali, anche artistiche? Crocifissi, rosari, immagini sacre, icone, libri che fine fanno? Conferiti al macero, oppure donati nei musei diocesani o alle parrocchie? Interessanti spunti e consigli si trovano nell’intervista che la redazione di katholisch.de, il portale della chiesa cattolica tedesca, ha fatto a Maria Baumann, esperta d’arte popolare e responsabile, per la diocesi di Ratisbona, del dipartimento d’arte e conservazione dei monumenti. Secondo Baumann, innanzitutto, davanti a crocifissi, rosari, acquasantiere, immagini e statue devozionali bisogna approfondire l’origine e capire se si tratti di veri oggetti d’arte, anche popolari o di produzione in serie. “Nella nostra collezione di arte popolare includiamo solo pezzi che mostrano una rappresentazione eccezionale di un motivo cristiano, realizzati con materiali speciali o che abbiano qualcosa a che fare con il territorio. Ciò che è particolarmente importante è la storia dietro un oggetto”. Per l’esperta è importante che eventuali eredi siano capaci di dare il maggior numero di informazioni possibili sugli oggetti: “Spesso gli eredi non sanno come la nonna o il padre abbiano ottenuto un pezzo e cosa significasse per loro”. Una opzione per il riuso degli oggetti più preziosi è quella della donazione a chiese povere, riedificate dopo avvenimenti bellici o incendi, come già è successo dopo la guerra dei Balcani e in altre situazioni. Diverso il caso delle terre di missione dove ci può essere un senso di contraddizione sia nei fedeli che nei pastori, con una connessione troppo stretta tra missione e “colonizzazione”.

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