Diocesi: mons. Seccia (Lecce), “ogni vita consacrata a Dio non può barricarsi dietro egoismi, individualismi, personalismi”

“Ogni vita consacrata a Dio, mediante i Sacramenti e ancora di più con la Sacra Ordinazione, non può barricarsi dietro egoismi, individualismi, personalismi, ma deve avere nelle proprie vele il soffio creativo di Dio che sospinge e colloca all’interno di questa grande famiglia: la Chiesa”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, nella messa durante la quale ha ordinato sacerdote don Gianmarco Sperani.
“Dall’Annunciazione del Signore, possiamo apprendere i segreti più belli della vita interiore, che devono essere realizzati nella nostra quotidianità”, ha osservato il presule, evidenziando che “solo Dio sceglie ciò che in apparenza è insufficiente agli occhi degli uomini per compiere la sua impresa di salvezza; d’altronde questa è la storia di ogni Santo, di ogni discepolo, di ognuno di noi”. Commentnado il vangelo per la solennità dell’Annunciazione, mons. Seccia ha sottolineato: “È nell’Ascolto della Parola di Salvezza che si realizza il concepimento nel grembo materno di Maria. La Vergine Santa ci insegna che le iniziative poste in essere per il Signore a nulla servirebbero se non fossero accompagnate da un ascolto abitato, che apre alla profondità della relazione con Dio e dalla quale deriva la dinamicità dell’azione. Questo libera dalla presunzione di salvarci da soli e ci dona la consapevolezza che è Dio a Salvare, a noi solo il compito di accoglierlo”. Poi un suggerimento: “L’ascolto esige un atto di umiltà grandissimo: il silenzio. Come detto qualche tempo fa, non un silenzio frutto di connivenza o peggio ancora di rassegnazione. Il silenzio per il cristiano deve assomigliare a quello di Maria, a quello di ogni mamma, quando, dopo aver appreso di essere custode della vita che continua nel proprio grembo, poi, lo deve annunciare al mondo. Il silenzio dunque, deve essere generativo”. L’arcivescovo ha successivamente ricordato l’esempio “riportato dal Santo Curato d’Ars, il quale racconta di un vecchio contadino che ogni giorno si recava al Tabernacolo e sostava davanti a Gesù Eucaristia, il santo parroco, mosso da curiosità, chiese all’uomo cosa facesse tutto il giorno, seduto lì a ‘perdere tempo’ senza un libro e senza il rosario e il contadino, con la semplicità frutto della sapienza del cuore, ammise: ‘Io guardo lui e lui guarda me…’. E aggiungerei: proprio come gli innamorati”. Mons. Seccia ha concluso: “Se ci pensiamo bene, più che delle parole dette, ci si innamora dello sguardo che solo l’amato sa donare, alla stessa maniera tutti noi siamo stati amati da quello sguardo compassionevole e non giudicante del Signore che, nell’ultima cena, ha rivolto ai suoi durante la lavanda dei piedi e che continua come promessa di fedeltà nel Sacramento del suo Amore: l’Eucarestia”.

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