Pasqua: mons. Forte (Chieti-Vasto), “drammi di violenza e guerra in diverse parti del mondo, il Signore ci faccia dono della pace”

“In questa Pasqua segnata dai drammi della violenza e della guerra in diverse parti del mondo chiediamo al Signore di farci sempre di nuovo il dono della pace, rendendoci simili a Lui nella continuità con quanti nella storia hanno creduto al Suo amore e lo hanno credibilmente vissuto nella comunione del Suo popolo. E preghiamo perché questo popolo si offra sempre più al mondo come la Chiesa dell’amore, specialmente in un tempo come il nostro, segnato dalla prova tremenda degli odi e delle violenze, e perciò esigente verso chi crede e sa di dover essere disponibile alle rinunce richieste alla nostra – sempre troppo povera e fragile – capacità di amare”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, nel messaggio per la Pasqua rivolto alla comunità diocesana.
Nella sua riflessione, il presule sottolinea che nel Vangelo si “presenta l’amore così come Gesù lo ha vissuto e come ci chiede di viverlo: ne ricaviamo un triplice messaggio”. “L’amore – spiega l’arcivescovo – è, anzitutto, esodo da sé senza ritorno, dono senza condizioni, gratuità ‘fino alla fine’. Se non è questo, è gratificazione, e dunque non è. Il grembiule del servo, che Gesù indossa, è il segno di un’umiliazione, che solo l’amore senza calcolo e senza misura può giustificare: ognuno deve scegliere fra la ricerca della gratificazione o l’impegno della gratuità”. “Nel dialogo fra Gesù e Pietro, che segue nel testo, si rivela, poi, l’aspetto dell’amore inteso come lotta e come resa”, prosegue mons. Forte: “Amare il Signore vuol dire lottare con Lui, lasciando però che Egli vinca, come alla fine ha fatto Pietro chiedendo di essere lavato dalla testa ai piedi! Chi lotta riconosce l’Altro come tale e si lascia sfidare da Lui: la lotta dell’amore è lo spazio della libertà, il solo nel quale può generarsi e vivere l’amore. Lottare con Dio – come fu per Giacobbe al guado dello Yabbok (Gen 32) – è necessario per conoscerlo e amarlo veramente. Chi lotta con il Signore non pretende di possederlo, non fa di Lui un oggetto a proprio uso e consumo: occorre, però, lasciare che Egli vinca, per confessarne così la gloria, propria di Colui, cui è dovuta da parte nostra incondizionata fiducia e obbedienza”. Il racconto del Vangelo, infine, suscita un’ultima considerazione: “Se l’amore è autentico, è fonte di una gioia capace di riempire totalmente il cuore e la vita: gioia è sentirsi amati e proprio così resi capaci di amare. Gioia è l’esperienza provata da chi si dona e lo fa senza ritorno, è la beatitudine che solo l’amore può dare, il frutto della carità vissuta nel servizio, che la paura e l’egoismo non ci faranno mai conoscere”. “Auguro a tutti – conclude mons. Forte – una Pasqua di luce e di speranza, tutti portando nella preghiera e nel cuore!”.

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