Papa Francesco: Messa in Coena Domini nel carcere di Rebibbia. Don Carosella (cappellano), “segno di fiducia verso la rinascita di queste donne”

“Quando abbiamo saputo che il Papa sarebbe venuto a celebrare la Messa in Coena Domini a Rebibbia, si è creato subito in moltissimi un grande entusiasmo, sia da parte delle detenute sua dell’amministrazione del carcere. Abbiamo cercato di pensare come prepararci materialmente a questo evento e abbiamo cominciato anche a cercare di capire, con un gruppo che si è avvicinato per una riflessione, il significato spirituale di questo gesto del Papa che viene a rinnovare quello fatto da Gesù nell’ultima cena”. Così don Andrea Carosella, cappellano di Rebibbia, parla al Sir dell’attesa della celebrazione in carcere con il Papa.
Sono circa 370 le donne presenti, che popolano più sezioni. La celebrazione si svolgerà in una tensostruttura allestita nel campo di calcio all’interno del carcere. Le donne si sono preparate a questo incontro provando i canti e con un percorso di catechesi compiuto con don Carosella. “Abbiamo cercato di evidenziare il significato di questo gesto del Papa che sceglie il carcere per compiere quello che Gesù ha fatto con la lavanda dei piedi agli apostoli. Un segno di attenzione e un invito a tutti noi a essere attenti a quelle persone che vivono a volte una situazione di errore, ma che hanno bisogno dell’impegno di tutti noi per per riprendere, per rialzarsi, per procedere nel loro cammino”. Riflettendo sul significato che riveste l’incontro con il Papa per le donne detenute, il cappellano rivela che “per loro è un segno di una grande attenzione, un segno che testimoni come il Papa pensi a loro e che è loro vicino”. “Hanno bisogno di un sostegno che doni speranza, di un segno, di un’attenzione, di un gesto da parte di qualcuno che le aiuti ad avere fiducia, a riprendere un po’ di coraggio per andare avanti, perché purtroppo penso che la difficoltà più grande per scontare la pena sia quella di perdere coraggio, di lasciarsi andare. Pensare che non ci sia futuro, che non valga la pena. Credo che la visita del Papa doni questo segno, di farsi forza, di darsi coraggio. Che il Signore è accanto a loro e che vedano attraverso la fede cristiana un segno di amicizia, di presenza, di qualcuno che le vada a cercare per incoraggiare a farsi forza”.
Da parte dell’amministrazione penitenziaria, don Carosella ha rilevato “l’entusiasmo, il desiderio della direttrice, che fossero coinvolte tutte le donne del carcere”. “Questo sembra che sia possibile, tutte sono state invitate a partecipare al di là della sezione, delle varie situazioni”.

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