Elezioni amministrative: mons. Palmieri (Ascoli), “c’è bisogno di cristiani che sappiamo servire il bene comune non solo con rigore e competenza, ma soprattutto con passione e amore”

“C’è oggi bisogno di cristiani che sappiamo servire il bene comune non solo con rigore e competenza, ma soprattutto con tanta passione con tanto amore, sapendo che spesso si va controcorrente. Solo così non si fermeranno alle prime difficoltà opposte da chi, in fondo, gode e prospera quando vede spegnersi l’entusiasmo per il bene. Ed è importante che la Chiesa non lasci mai soli e senza il sostegno di una profonda spiritualità coloro che ‘si buttano’ in politica: hanno bisogno non tanto di alleati, ma di amici fraterni con cui alimentare e condividere sogni e speranze”. Lo ha scritto il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, in una lettera ai fedeli della Chiesa diocesana per l’imminenza delle elezioni amministrative che interesseranno anche alcuni Comuni del territorio.
“Provo una grande stima – rivela il presule – per chi con motivazioni autentiche si dedica ad amministrare la realtà pubblica. Ne ammiro il coraggio e l’abnegazione. Non è un’impresa facile! Richiede uno sguardo ampio che coglie gli orizzonti di fondo, ma anche la pazienza e la concretezza dei piccoli passi oggi possibili”. “Può ‘avventurarsi’ verso un impegno del genere solo chi possiede un robusto ‘retroterra interiore’”, osserva il vescovo, sottolineando che, “per un cristiano, c’è alla base dell’impegno politico una vocazione, una chiamata di Dio, che è sempre una chiamata a vivere con amore la propria vita e il servizio agli altri”. “Sì – spiega –, la parola ‘amore’ non è pronunciata a caso, né è eccessiva: la usa Papa Francesco per indicare quell’atteggiamento di fondo che motiva l’impegno civile e politico di chi, con le sue concrete azioni, cerca di costruire un mondo migliore. In realtà ‘l’amore civile e politico’ (enciclica Laudato si’, nn. 228-232) ci riguarda tutti, perché ognuno di noi è chiamato a esercitarlo: è la passione senza campanilismi per la propria città e il proprio paese, la difesa di una vita dignitosa per tutti, il rispetto per l’ambiente in cui si è cresciuti e in cui si vive”. Mons. Palmieri rileva poi che “si è diffuso in poco tempo un clima disilluso e rassegnato, un’incertezza riguardo al futuro che mina la voglia di fare sogni e progetti, una sensazione di vuoto nel cuore perché non ci sono significati profondi che possano orientare la vita. Anche l’entusiasmo politico è di pochi fortunati: il 50% dei giovani non va a votare, sull’esempio degli adulti allontanati e sempre più nauseati dal linguaggio e dai modi di una certa politica”. “Occorre recuperare convinzioni di respiro, condivise e concrete, pena la mancanza di prospettive per un Italia sempre più invecchiata”, ammonisce il vescovo, ricordando che “la Chiesa è una comunità di credenti che non ha mai pensato che la sua missione si dovesse svolgere unicamente nel perimetro limitato delle mura delle parrocchie. Dall’incontro con il Risorto e dalla fede nasce il compito di annunciare il Vangelo con le parole e con le azioni che cambiano la realtà. L’amore per la città è l’amore per tutti gli uomini e le donne che la abitano, ed è a sua volta un riflesso dell’amore con cui Dio ama ciascuno dei suoi figli”. Mons. Palmieri evidenzia inoltre l’importanza “per i cristiani di interrogarsi, confrontarsi, agire di comune accordo, tra di loro e con tutti, perché in sede politica si facciano le scelte a vantaggio del bene comune e della protezione dei soggetti più fragili. Il sistema democratico è proprio quello che permette a tutti di esprimere il proprio punto di vista e partecipare da protagonista alla vita del proprio Paese”. Non mancano per “tutti coloro che si impegnano in politica, in particolare ai cristiani”, alcune indicazioni: “saper dialogare con tutti, ascoltare tutti“; ricordare che “le persone con i loro inalienabili diritti sono coloro che tutti siamo chiamati a servire” e che “la legalità e la trasparenza devono rappresentare il clima diffuso in cui ognuno fa la sua parte rispettando le norme”; non dimenticare che “la solidarietà e la sussidiarietà sono da sempre capisaldi della dottrina sociale della Chiesa” e che “le regole della vita democratica fissate dalla Costituzione siano custodite e fatte rispettare da tutti”; infine, l’impegno per “la difesa della vita umana, della sua sacralità, dal concepimento alla morte naturale”. Il vescovo ribadisce una “norma ecclesiale diffusa un po’ ovunque nella Chiesa italiana: chi si candida alle elezioni in un partito o formazione politica e svolge un servizio ‘apicale’ nella comunità cristiana, è bene che lasci quel servizio, per evitare strumentalizzazioni di ogni tipo”. “Questo – precisa – non significa affatto che chi si candida deve lasciare il suo impegno cristiano, la partecipazione alla vita della propria parrocchia o di un’associazione o movimento ecclesiale; direi anzi, che chi sceglie questo servizio ha bisogno di sentirsi parte della propria comunità cristiana per essere sostenuto nel suo impegno”. A tutti l’assicurazione che “non vi faremo mancare la preghiera e l’aiuto”.

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