Celam: si conclude oggi l’incontro di lancio della Pastorale latinoamericana delle persone di strada. Card. Rueda (arcivescovo Bogotá), “più integrazione, umiltà e capacità di servire”

Ha preso avvio lunedì scorso e si conclude oggi, in modalità virtuale, l’Incontro promosso dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) per lanciare ufficialmente la Pastorale latinoamericana delle persone di strada. L’incontro ha avuto un’adesione superiore alle aspettative. Tra gli interventi che hanno dato la linea alla nuova iniziativa, spicca quello del card. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá e presidente della Conferenza episcopale della Colombia, che ha invitato a sviluppare la Pastorale di strada tenendo conto di strategie che promuovano la prevenzione e la generazione di ambienti protettivi per coloro che già vivono questa difficile realtà. Ha anche sottolineato la necessità che la Chiesa cattolica cerchi un maggiore coordinamento con le altre religioni e istituzioni coinvolte in quest’opera.
“Ho imparato – ha detto il porporato – che c’è bisogno di un’integrazione tra le espressioni cattoliche e i movimenti di servizio, perché molte volte siamo paralleli, non ci conosciamo… Dovremmo anche integrarci, perché questa è una questione ecumenica, con tante confessioni religiose, con i pastori che escono anche loro per strada motivati dalla loro fede, per servire coloro che sono qui sdraiati sulla strada senza sapere il loro nome, spesso senza conoscere la loro storia, ma che sono grati quando ci avviciniamo a loro senza paura e senza disgusto”.
Per quanto riguarda il ruolo che la Chiesa è chiamata a svolgere nella Pastorale della gente di strada, il primate della Colombia ha ricordato che si tratta di persone veramente povere, che soffrono profondamente per l’indifferenza. Per questo motivo, ha fatto riferimento alla necessità di stare con loro, di dialogare, di mangiare con loro, di lavare loro i piedi, di ungerli, di portare loro la spiritualità e anche di condividere la ricchezza della loro spiritualità: “Impariamo da loro più di quanto possiamo insegnare loro. Ma c’è una cosa che deve caratterizzare la nostra vicinanza a loro: l’umiltà e la capacità di servire. Essere quella bella Chiesa che si aggira per le strade”, ha osservato.

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