Siria: Open doors/Porte aperte, continuano i lavori post-terremoto. Completati 2.000 interventi di ricostruzione

(Foto CEI)

A poco più di un anno dal devastante terremoto che il 6 febbraio 2023 ha colpito la Siria, in modo particolare le città di Aleppo e Latakia, continuano i lavori di ricostruzione degli appartamenti, circa 600, dei cristiani locali. Grazie a Open Doors/Porte Aperte, ong che dal 1955 è impegnata contro la persecuzione dei cristiani, fornendo loro supporto materiale e assistenza, l’ingegnere Mousa Sankari, in collaborazione con diverse chiese siriane, ha formato delle squadre di operai specializzati e valutato i danni a oltre 600 appartamenti di cristiani, coordinando i lavori di ristrutturazione. Fino a questo momento, solo sotto la sua supervisione, sono state riabilitate 464 abitazioni (su oltre 2.000 interventi di ristrutturazione completati). “Siamo riconoscenti a Dio e ai donatori che ci stanno sostenendo nei lavori e stiamo riuscendo a restituire speranza alle persone. Siamo stati così felici di vedere le famiglie di nuovo sorridenti. Ringraziamo il Signore per averci permesso di essere uno strumento di aiuto per le persone in difficoltà”. Di recente, un membro dello staff di Porte Aperte/Open Doors ha visitato alcune famiglie siriane soccorse dopo il terremoto che gli hanno espresso riconoscenza: “Le famiglie non si sono sentite abbandonate, anzi hanno sentito che in molti erano al loro fianco e hanno visto le preghiere esaudirsi. Oggi le loro case sono in uno stato migliore rispetto a prima del terremoto”. Grazie all’aiuto di chi sostiene il lavoro di Open doors/Porte aperte in Siria e in Iraq, 437 chiese (287 in Siria) e (150 in Iraq) sono state trasformate in Centri di Speranza. In questi luoghi, spiegano dall’ong, si aiutano le persone mentre si predica il Vangelo, investendo nelle nuove generazioni, offrendo corsi e attività sportive a bambini e giovani, fornendo borse di studio e micro-prestiti per avviare progetti in grado di generare un reddito per le famiglie, offrendo supporto medico e aiuti per rispondere alle necessità più impellenti. La discriminazione e l’oppressione, unite al declino economico, stanno portando i cristiani del Medio Oriente, soprattutto i più giovani, a un’inesorabile perdita della speranza. In Siria, come anche in Iraq, i cristiani stanno lottando per riprendersi da anni di guerra, dalle conseguenze della pandemia e dai continui tentativi da parte dell’estremismo islamico di distruggere la Chiesa. Milioni di persone sono sfollate e molti giovani, non vedendo un futuro, sono fuggiti dal Paese. La maggior parte di coloro che sono rimasti non ha scelta: restano perché le frontiere sono chiuse, perché non hanno soldi per mettersi in viaggio o perché hanno delle responsabilità nei confronti dei genitori.

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