Papa Francesco: udienza a delegazione del “Premio Biagio Agnes”, “taccuino, penna e sguardo” nel lavoro del giornalista

“La Fondazione che promuove il Premio internazionale di giornalismo e informazione porta il nome di Biagio Agnes, noto giornalista italiano, protagonista di rilievo della Rai, difensore del suo servizio pubblico, capace di intervenire con saggezza e decisione a garanzia di un’informazione autentica e corretta”. Lo ha affermato oggi Papa Francesco, ricevendo in udienza una delegazione del “Premio Biagio Agnes”, giunto alla quindicesima edizione. “Un arco temporale – ha osservato Papa Bergoglio – che fotografa i grandi cambiamenti tuttora in corso e permette, allo stesso tempo, di porre le basi per uno stile che trovi in Biagio Agnes uno dei suoi ispiratori”. Il Papa ha ricordato che “il lavoro quotidiano del giornalista” richiede di “‘consumare le suole delle scarpe’ o a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra”. Ha quindi citato una frase del Messaggio per la 55ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2021: “Il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione”. Poi ha osservato: “è quanto viene sottolineato anche dalla Giuria con il Premio reporter di guerra: un’attenzione che, nel raccontare la tragedia e l’assurdità dei conflitti, fa sentire tutti parte di una medesima sofferenza. Vorrei indicare, al riguardo, tre ‘elementi’ del lavoro giornalistico, che forse si usano sempre di meno, ma che hanno ancora tanto da insegnare: taccuino, penna e sguardo”.
“Taccuino. Annotare un fatto comporta sempre un grande lavorio interiore. Lo si appunta perché si è testimoni diretti oppure perché una fonte, che si ritiene attendibile, lo riporta aprendo poi alla verifica successiva. Il taccuino – ha detto Francesco – ricorda l’importanza dell’ascolto, ma soprattutto del lasciarsi trafiggere da ciò che avviene. Il giornalista non è mai un contabile della storia, ma una persona che ha deciso di viverne i risvolti con partecipazione, con com-passione”.
Secondo elemento: “Penna. Si usa sempre di meno, sostituita da mezzi più avanzati, eppure la penna aiuta a elaborare il pensiero, connettendo testa e mani, favorendo i ricordi e legando la memoria con il presente. La penna evoca il lavoro artigianale cui il giornalista è sempre chiamato: si prende la penna in mano dopo aver verificato i dettagli, vagliato le ipotesi, ricostruito e appurato ogni singolo passaggio. In questa tessitura agiscono insieme l’intelligenza e la coscienza, toccando le proprie corde esistenziali. La penna richiama così l’‘atto creativo’ dei giornalisti e degli operatori dei media, atto che richiede di unire la ricerca della verità con la rettitudine e il rispetto per le persone, in particolare con il rispetto dell’etica professionale, proprio come ha fatto Biagio Agnes”.
Infine: “Sguardo. Taccuino e penna sono semplici accessori se manca lo sguardo sulla realtà. Uno sguardo reale, non solo virtuale. Oggi, più che in passato, si può esserne distolti da parole, immagini e messaggi che inquinano la vita. Pensiamo, ad esempio, al triste fenomeno delle fake news, alla retorica bellicista o a tutto ciò che manipola la verità. Serve uno sguardo attento su ciò che avviene per disarmare il linguaggio e favorire il dialogo. Lo sguardo deve essere orientato dal cuore”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori