Aggiornamenti Sociali: fare i conti con il “berlusconismo”. Padre Riggio, “scivolamento dal rilievo alla persona a una visione che fa perno sull’individuo”

A una settimana dai funerali di Silvio Berlusconi, “si sono gradualmente affievoliti gli echi del flusso continuo e totalizzante di notizie e ricordi, di episodi controversi e polemiche in cui siamo stati immersi per giorni”. “Ora – secondo il direttore di Aggiornamenti Sociali Giuseppe Riggio – inizia un altro capitolo, quello che riguarda la sua eredità”. “Non solo quella economica – prosegue Riggio – ma quella definita ‘berlusconismo’, un neologismo coniato negli anni Ottanta con un’accezione positiva per indicare l’approccio imprenditoriale di Berlusconi e che dalla ‘discesa in campo’ del 1994 indica un certo modo di fare politica, oltra a una visione dell’economia e della società di stampo neoliberista”. Perché sebbene negli ultimi anni il rilievo politico del Cavaliere si fosse fortemente ridimensionato a vantaggio dei suoi alleati, “il berlusconismo con tutte le sue implicazioni non è di certo tramontato”.
In primo luogo, per Riggio il berlusconismo ha condotto al “surrettizio scivolamento dal rilievo riconosciuto alla persona, posta al centro della convivenza civile delineata nella nostra Costituzione, a una visione che ha il suo perno nell’individuo, slegato quanto più possibile dai vincoli di solidarietà connessi al vivere insieme”.
Figlia contraddittoria – secondo la rivista dei Gesuiti di Milano – del berlusconismo è stata anche “la commistione tra pubblico e privato, a partire dalla nascita di Forza Italia, un partito politico che si è sempre retto grazie alle risorse finanziarie e umane provenienti dall’impero imprenditoriale di Berlusconi”. Ne è derivato un conflitto d’interessi costante che ha portato “a privilegiare gli interessi personali e privati a scapito di quelli dell’intera comunità”.
Infine, un altro aspetto del berlusconismo “è quello dell’eccezione – sottolinea Riggio -, cioè il porsi fuori e al di sopra dell’ordinario, delle norme che tutti siamo chiamati a osservare. Gli esiti positivi raggiunti, che fossero sul campo economico, sportivo o politico, sono considerati ragioni sufficienti per rivendicare un’eccezionalità e giustificare un trattamento diverso e speciale”.
“Quando un successo è personale – conclude il direttore di Aggiornamenti Sociali -, quando la politica serve gli interessi di uno invece che quelli di tutti, chiunque non ne resti coinvolto o anzi sia danneggiato da questa modalità di pensiero e di azione finisce inevitabilmente per disaffezionarsi alla politica”. Non lasciamo, dunque, “finire nel dimenticatoio un’altra pagina controversa della nostra storia. Fare i conti con quello che siamo stati e che siamo oggi rappresenta un segno di speranza e un aiuto per avviarci a una fase politica più matura”.

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