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Slovenia: leader religiosi sul suicidio assistito, “dilemmi etici inediti. Stare vicini a chi soffre”. No all’accanimento terapeutico

“Il nostro tempo è segnato da dilemmi etici mai prima affrontati dall’umanità. Di fronte alla legge sul fine vita volontario in Slovenia, sta emergendo la preoccupazione di ogni essere umano di poter vivere una fine pacifica della propria vita”. Inizia così una lunga nota congiunta espressa “alla luce del tentativo di introdurre il suicidio assistito nella legislazione slovena” dalle varie espressioni religiose del Paese. Firmano il documento Chiesa pentecostale, Chiesa evangelica augustana, Comunità islamica nella Repubblica di Slovenia, Comunità ebraica, Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa macedone e Chiesa ortodossa serba. “Nonostante i progressi della medicina, resta il fatto – vi si legge – che gli esseri umani sono soggetti all’invecchiamento, alla malattia e alla sofferenza e, inevitabilmente, alla morte. È importante ricordare che tutto questo fa parte della totalità della vita umana. L’umanità è sempre alla ricerca di una risposta alla domanda sulla sofferenza, soprattutto oggi che la medicina è in grado di prolungare la vita e talvolta anche la morte e la sofferenza”. I rappresentanti delle religioni segnalano che “è sempre necessario assicurarsi che i vari interventi terapeutici servano davvero a guarire. Ogni essere umano ha la possibilità di rinunciare a quelle terapie che non eliminerebbero la sofferenza e la malattia, ma prolungherebbero solo l’agonia. Bisogna fare ogni sforzo per aiutare la persona che soffre per alleviare il suo dolore, per starle vicino e per darle tutto il sostegno – medico, religioso, emotivo – di cui ha bisogno. Inoltre, si deve fare il possibile affinché tutti, sia le persone più vicine alla persona vulnerabile sia la società nel suo insieme, siano pronti a partecipare a questo accompagnamento”.

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