Papa Francesco: a Orionini, “vedere le miserie di questo nostro mondo come la ragione del nostro apostolato e non come un ostacolo”

“Oggi essere discepoli missionari, inviati dalla Chiesa, non è prima di tutto un fare qualcosa, un’attività, ma un’identità apostolica alimentata continuamente nella vita fraterna della comunità religiosa o della famiglia. È importante curare la qualità della vita comunitaria, le relazioni, la preghiera comune: questo è già apostolato, perché è testimonianza”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo questa mattina in udienza una rappresentanza della Famiglia Orionina nel 150° anniversario della nascita di S. Luigi Orione e i partecipanti al Capitolo Generale dei Figli della Divina Provvidenza. Ricordando le parole di don Orione – “Facciamoci il segno della croce e gettiamoci fidenti nel fuoco dei tempi nuovi per il bene del popolo” – scelte come tema del Capitolo appena concluso, il Pontefice ha esortato i Figli della Divina Provvidenza affinché “il fuoco non resti solo nel vostro focolare e nelle vostre comunità, e neppure solo nelle vostre opere”, ma ‘gettarvi nel fuoco dei tempi nuovi per il bene del popolo”’. Da qui l’urgenza dell’apostolato. Ma, ha avvertito Papa Francesco, “Se tra noi c’è freddezza, o, peggio, giudizi e pettegolezzi, che apostolato vogliamo fare? Per favore, niente chiacchiericcio. Il chiacchiericcio è un tarlo, un tarlo che corrompe, un tarlo che uccide la vita di una comunità, di un ordine religioso. Niente chiacchiericcio. So che non è facile, questo vincere il chiacchiericcio non è facile e qualcuno mi domanda: “Ma come si può fare?”. C’è una medicina molto buona, molto buona: morderti la lingua. Ti farà bene!”. “La testimonianza dell’amore nella comunità religiosa e nella famiglia – ha aggiunto il Papa – è la conferma dell’annuncio evangelico, è la ‘prova del fuoco’. Una comunità bella, forte – sono state le parole di Don Orione citate dal Papa – e dove vive piena concordia dei cuori e la pace, non può non essere cara, desiderevole e di edificazione a tutti. E diventa attraente anche di nuove vocazioni”. “Gettarsi nel fuoco dei tempi nuovi” secondo il Pontefice, richiede di guardare il mondo di oggi “da apostoli, cioè con discernimento ma con simpatia, senza paura, senza pregiudizi, con coraggio; guardarlo come lo guarda Dio, sentendo nostri i dolori, le gioie, le speranze dell’umanità. Dobbiamo vedere le miserie di questo nostro mondo come la ragione del nostro apostolato e non come un ostacolo. Il nostro tempo chiede di aprirci a nuove frontiere, di scoprire nuove forme di missione”.

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