Ecuador: protesta indigena. Don Vallotto (missionario), “i poveri sono sempre più poveri, e gli indigeni ancora di più”

“A un anno dalla elezione del presidente Lasso, un banchiere che applica teorie neo-liberiste, i poveri si trovano più poveri di prima. Tutto è aumentato, anche le riserve dello Stato, depositate per aumentare le garanzie necessarie per i futuri investimenti, invece di essere usate per comprare le medicine per gli ospedali, o per migliorare il pessimo stato delle vie di comunicazione, o per l’istruzione, dalle elementari all’università, o dando prestiti a basso interesse ai contadini, o per calibrare il prezzo dei combustibili in un Paese che vende petrolio. Questo sta creando enormi difficoltà nelle famiglie povere già duramente provate dalla pandemia. Tra tutte le fasce della popolazione gli indigeni rappresentano sicuramente le categorie più impoverite dell’Ecuador”. Così don Giuliano Vallotto, misssionario fidei donum della diocesi di Treviso, da Quito, commenta al Sir le proteste popolari in corso da giorni in Ecuador che hanno provocato sino ad oggi 7 morti. “Sono stati gli indigeni, per primi, in una indifferenza inizialmente generale, a muoversi come, del resto è nella tradizione relativamente recente della storia del popolo ecuadoriano. Hanno presentato 10 punti al governo sui quali non è più necessario dialogare, ma decidere. Il Governo ha risposto con un documento di 16 pagine. Ma per gli indigeni non è questione di parlare o di scrivere, ma di concretizzare. E ora arrivano da tutte le parti, gridando i loro slogan, cantando, suonando con i loro strumenti tradizionali, ma si trovano davanti schieramenti di truppe militari e forze di polizia, che hanno l’ordine di dissolvere in qualunque modo questa valanga umana”, conclude il sacerdote.

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