Educazione cattolica: p. Arranz (La Civiltà Cattolica), “riuscire a distinguere l’opinione dalla conoscenza”

“Negli ultimi decenni l’istruzione pubblica e laica si è rafforzata in buona parte del mondo. E sebbene ci siano ancora spazi che essa non può raggiungere, nella gran parte delle società occidentali l’istruzione laica e quella religiosa coesistono in un contesto secolarizzato, dove la dimensione cristiana perde progressivamente influenza, anche se ciò non vuol dire necessariamente che perda importanza”. Lo scrive p. Álvaro Lobo Arran nel primo quindicinale 2022 de La Civiltà Cattolica, anticipato al Sir. A suo avviso, nel XXI secolo, “diventa sempre più urgente ricordare il senso dell’istruzione religiosa, ossia la motivazione principale che, dopo tanto tempo, fa sì che la maggior parte delle Congregazioni e delle diocesi, come pure di altre realtà ecclesiali, continui a puntare su questo strumento di evangelizzazione, non senza qualche difficoltà”. Questo spiega perché “tuttora ci siano scuole in quartieri dove pochissimi si dichiarano credenti, in centri educativi dove ormai non ci sono più religiosi, o in Paesi dove la fede suscita diffidenza”.
Percorrendo una carrellata sull’educazione in profondità, alla cittadinanza globale, alla riconciliazione, alla fede, p. Fares ribadisce che “oggi, nell’epoca in cui grazie a internet i canali informativi si moltiplicano e un tweet ha più influsso di una tesi di dottorato, occorre più che mai riuscire a distinguere l’opinione dalla conoscenza, il vero dal falso, ciò che è essenziale da ciò che è accessorio, il bene dal male, ciò che è consistente da ciò che è apparente e ciò che è razionale dalla mera emotività”. “È inoltre la profondità a consentire alla scienza di non smarrire il senso di ciò che fa, a ricordarle che il suo lavoro è importante nella misura in cui è al servizio dell’umanità”.

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