Fiac: messaggio del card. Grech all’Azione cattolica. “Entrate con spirito di autentica comunione nel processo sinodale”

Un momento dei lavori del Forum internazionale di Azione cattolica

La seconda giornata del 30° “compleanno” del Fiac (Forum internazionale di Azione cattolica) è stata dedicata alla voce dei continenti che hanno testimoniato il comune impegno in Africa, America, Asia ed Europa, non solo per la valorizzazione e la promozione dei laici nella Chiesa, ma anche per la trasformazione delle istituzioni sociali e politiche dei Paesi in cui vivono le donne e gli uomini di Azione cattolica. “Un impegno reso ancora più incalzante dalle sfide poste dalla pandemia per la lotta alla povertà, l’uguale accesso alle cure, il contrasto a ogni forma di violenza e la tutela dell’ambiente”, si legge in una nota del Fiac. “I laici di Azione cattolica del mondo si pongono al servizio dell’ascolto e del dialogo con tutti, con uno stile di autentica sinodalità, che apra la strada alla prevalenza della buona politica e dell’amicizia sociale”.
Il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha inviato un messaggio al Fiac, dove afferma: “questo vostro evento si tiene nel mezzo del processo sinodale da poco avviato nella Chiesa universale, che avrà il suo momento culminante nell’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi in programma nell’ottobre 2023, dopo l’importante fase della consultazione delle Chiese locali e la celebrazione delle Assemblee pre-sinodali continentali. È un processo di grande respiro, che chiama in causa l’intero popolo di Dio nella pluralità delle sue articolazioni, e che dunque coinvolge anche i laici e le loro associazioni”. Grech ha proseguito: “l’Azione cattolica, che in molti Paesi del mondo vanta una lunga storia e una ricca esperienza di apostolato – e mi vanto si aver fatto anche io parte, da ragazzo, dell’Ac a Gozo (Malta) – può e deve inserirsi con determinazione e competenza in questo cammino per offrirvi il proprio specifico contributo”. “Voi ben sapete che Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha contribuito a rilanciare con originalità la categoria di popolo di Dio, cifra caratteristica dell’ecclesiologia conciliare, conferendole un’identità centrale nel magistero ecclesiale degli ultimi anni. Senza questa riscoperta non sarebbe possibile comprendere gli sviluppi teologici e pastorali in tema di sinodalità ecclesiale, sviluppi di cui il Sinodo sulla sinodalità vuole essere in un certo senso il punto di convergenza”. La teologia del popolo di Dio, “proposta ex professo nel secondo capitolo della costituzione dogmatica Lumen gentium, recupera molte istanze della teologia del laicato, che prima del Concilio aveva trovato in Yves Congar il suo principale interprete. Nel ‘manifesto’ del teologo francese, appunto intitolato ‘Jalons pour une théologie du laïcat’, trova speciale menzione proprio l’Azione cattolica, che ha rappresentato un’avanguardia nella riscoperta della dignità e della ministerialità dei laici, dopo un lungo periodo di disattenzione”.
“Al tempo stesso, la teologia conciliare del Popolo di Dio segna un passo in avanti rispetto alla teologia del laicato del periodo immediatamente precedente. Quest’ultima, infatti, prende in considerazione i laici, riscoprendoli come soggetti dotati di doni e carismi in ordine alla missione ecclesiale, ma li considera ancora come soggetti distinti dai chierici, ovvero dalla gerarchia. Con un approccio diverso, e a suo modo rivoluzionario, la teologia del popolo di Dio sceglie invece di anteporre ciò che unisce a ciò che differenzia: essa mette a tema la comune appartenenza a Cristo e alla Chiesa suo Corpo, realizzata mediante il battesimo, prima di passare in rassegna le diverse vocazioni e funzioni dei ministri ordinati da una parte e dei laici dell’altra, di cui Lumen gentium parlerà solo dopo, rispettivamente nei capitoli III e IV”. Grech ha sottolineato: “la teologia del popolo di Dio è, insomma, una teologia che riconcilia ciò che prima appariva distinto e distante, diventando propiziatrice di comunione all’interno del corpo ecclesiale”. Quello presente “non è un Sinodo sui laici, anche se una Chiesa sinodale non può prescindere dal loro apporto… È, piuttosto, un Sinodo sul popolo di Dio, in cui pastori e fedeli sono chiamati a ‘camminare insieme’, riconoscendo i doni che lo Spirito Santo elargisce a ciascuno e mettendosi in ascolto gli uni degli altri. Non è e non deve diventare un Sinodo ‘contro’, ma un Sinodo ‘per’ e un Sinodo ‘con’”.
“Vi chiedo pertanto, carissime donne e carissimi uomini di Azione cattolica, di entrare con spirito di autentica comunione nel processo sinodale in corso, non con atteggiamento di rivendicazione e contrapposizione, ma di ascolto e di collaborazione. Affiancatevi con gioia ai vostri pastori: ascoltateli quando vi parlano con l’autorità di cui il Signore li ha rivestiti, conformatevi con sincera adesione del cuore alle loro direttive pastorali, scuoteteli quando li trovate indolenti, rincuorateveli quando li vedete timorosi, correggeteli se in coscienza vi sembra che siano in errore, e prolungate la loro azione laddove da soli non potrebbero arrivare”.
Infine: “vi ringrazio fin d’ora per il contributo che darete al processo sinodale all’interno delle vostre Chiese locali e della vostra associazione”.

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