Coronavirus Covid-19: mons. Battaglia (Cerreto) e don Pagano (Quarto), a presidente Regione Campania “non dimentichiamo i bambini invisibili”

Un “pressante appello sulla condizione dei minori a rischio e delle famiglie con ragazzi disabili”. Lo rivolgono al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il vescovo di Cerreto Sannita-Sant’Agata de’ Goti-Telese, mons. Mimmo Battaglia, e il direttore della Fondazione Centro educativo diocesano Regina Pacis di Quarto (diocesi di Pozzuoli), don Gennaro Pagano. “Ormai è chiaro a tutti che la crisi che viviamo non è più esclusivamente sanitaria ma è anche – e soprattutto – psicologica, sociale, economica, democratica”, scrivono il vescovo e il sacerdote, che portano l’esempio concreto di Ciro, bambino di sette anni, abitante di un quartiere periferico di Napoli, che, prima dell’emergenza, frequentava ogni pomeriggio il Progetto Integra, una delle iniziative messe in campo dal “Regina Pacis”. Ciro “come molti dei suoi coetanei che seguiamo – attraverso i nostri centri diurni per minori, le cooperative e le associazioni operanti nell’intera regione della Campania – non è accompagnato adeguatamente nella didattica a distanza e si troverà al termine di questo caos in una posizione di enorme svantaggio socio-culturale”. Con genitori dediti allo spaccio non era incentivato ad andare a scuola in tempi normali e men che meno ora a seguire il rapporto telematico con gli insegnanti. “Ciro – prosegue la missiva – è solo uno dei bambini che seguiamo, ma dietro al suo nome vi sono diversi piccoli che vivono in famiglie multiproblematiche, segnate dal maltrattamento e dall’incuria. Lui, come questi altri, trovava nell’incontro con qualche docente e nel rapporto quotidiano con i nostri educatori” uno “spazio pulito in cui scenari diversi di vita gli si aprivano dinanzi, dando materia alla fantasia e desiderio a un futuro diverso e possibile. Questa cosa gli permetteva anche di entrare in contatto con adulti significativi esterni alla famiglia, che diventavano per lui lo sguardo vigile della comunità che – pronta a cogliere segnali di disagio, difficoltà, maltrattamento, abuso – gli impediva di diventare invisibile”.
“Quanti Ciro, quanti bambini invisibili in questi giorni di pandemia! Quanti minori abbandonati a se stessi stanno vivendo i loro drammi in un oscuro silenzio! Quanti bambini di giorno in giorno vedono ridursi il loro campo di scelta, immaginando la loro vita possibile solo tra le braccia della criminalità organizzata, che nelle loro case è più presente della società civile e dello Stato stesso!”, proseguono mons. Battaglia e don Pagano, i quali, “conoscendo bene le realtà degli Istituti penali per minori di Airola e Nisida”, sono “consapevoli che dietro la carriera deviante di un minore non c’è solo un problema familiare ma anche l’assenza assordante di una comunità più vasta!” e chiedono: “Quanti giorni ancora dovranno passare prima che ci sia qualcuno che ritorni a guardare i tanti Ciro sparsi nella nostra Regione con l’attenzione dell’amore disinteressato e la necessaria competenza della professionalità psicopedagogica?”.

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