Riarmo: lavialibera, un’inchiesta sui “trucchi con cui l’Europa ci porta alla guerra”. Don Ciotti, “contrattaccare sul piano ideologico e morale. Se vuoi la pace, prepara la pace”

Una mobilitazione di risorse così rapida e massiccia non si è mai vista nella storia dell’Unione europea: mai osata per rispondere alla crisi climatica, tentata, ma con mezzi più ridotti, per la ripresa post-Covid. Ora resa possibile, anzi presentata come necessaria, per “prepararsi alla guerra entro il 2030”, come ha dichiarato Ursula von der Leyen. La nuova inchiesta de lavialibera, la rivista di Libera e Gruppo Abele, nel nuovo numero in uscita, indaga i costi nascosti del riarmo europeo, per i conti pubblici, la democrazia e la trasparenza.
Secondo le elaborazioni de lavialibera su documenti ufficiali della Commissione Ue, da qui al 2034 l’Unione stanzierà almeno 1.000 miliardi di euro per il riarmo. Nel bilancio pluriennale 2028-2034, le spese in “difesa, sicurezza e spazio” sono quintuplicate rispetto al ciclo precedente, mentre sono diminuiti i fondi per ambiente e sociale, tagli resi quasi invisibili da modifiche alla struttura del bilancio. Non solo: sono stati o saranno aperti all’utilizzo militare o dual use (civile e militare) fondi inizialmente pensati per altri scopi, come i fondi di coesione, quelli di ripresa e resilienza e il programma di ricerca e innovazione Horizon. In totale valgono quasi 1.300 miliardi da qui al 2034, ma è impossibile sapere quanto sarà destinato effettivamente al comparto militare.
Mentre Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia si apprestano a dotarsi di mine antiuomo, la Commissione europea fa sapere a lavialibera che non impedirà che possano farlo attraverso i prestiti previsti dal piano di riarmo comunitario. Eppure, continua a ribadire il proprio impegno per l’abolizione di queste armi. La Commissione ha negato a lavialibera la lista dei membri del Gruppo speciale di rappresentanti incaricata di coordinare e monitorare l’implementazione dei prestiti Ue per le armi.
Anche il governo italiano segue lo stesso schema. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Milex sul Documento programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa 2025–2027, nei prossimi 15 anni gli investimenti in materiale e infrastrutture militari ammonterà a 140 miliardi. Intanto, i documenti si fanno meno accessibili e meno dettagliati, mentre prosegue il tentativo di allentare i vincoli di trasparenza su importazione, esportazione e transito di armamenti previsti dalla legge 185 del 1990. Ad aprile, inoltre, i ministeri di Difesa e Salute hanno istituito un Tavolo tecnico permanente in materia di resilienza di soggetti critici, incaricato di preparare il sistema sanitario a un possibile conflitto. A lavialibera le istituzioni coinvolte hanno negato informazioni sulla composizione e i contenuti e anche il decreto di istituzione risulta introvabile.
“Ci viene detto che quella del riarmo è una scelta obbligata – scrive nel suo editoriale Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele –. Davvero dobbiamo ingaggiare con quella parte di mondo un confronto sul piano della forza? Non possiamo provare a vincere con le armi della pace, della verità, della giustizia, del dialogo, del progresso economico e sociale? Forse non lo facciamo perché in fondo siamo consapevoli che si tratta di armi spuntate, rese deboli dal prevalere di interessi assai meno nobili, che non hanno nulla di collettivo né di pacifico. È arrivato il tempo di contrattaccare, sul piano ideologico e morale. Se vuoi la pace, prepara la pace! Armati di santa pazienza, studia la lingua del tuo vicino, pratica la nonviolenza a partire dai rapporti più intimi, familiari e sociali. Usa parole disarmate e disarmanti. E alza la voce, se serve. Ma soltanto per dire: no grazie, io quell’arma non la prendo, io la tua guerra non la combatto”.

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