7 ottobre: la rivista “Jesus” indaga la crisi della democrazia e della società civile in Israele

“Il 7 ottobre ha fatto emergere il senso di abbandono più totale da parte di questo governo: Netanyahu ha spostato l’esercito e lasciato sguarnito il sud, gli ostaggi abbandonati, perché chiaramente questa guerra non è fatta per salvare loro”. A dirlo è Anna Momigliano, giornalista e autrice del volume “Fondato sulla sabbia”, nel numero di ottobre del mensile “Jesus” del Gruppo editoriale San Paolo. A due anni dall’attacco terroristico di Hamas, che provocò 1.200 vittime e oltre 250 ostaggi, la rivista propone una riflessione sulla società israeliana insieme a Momigliano e a Jonathan Sierra, attivista torinese residente a Gerusalemme. “Trovo problematico fare il necrologio della democrazia in Israele”, osserva Sierra, ma invita a “distinguere il governo dallo spirito del Paese”. Secondo Momigliano, la coalizione guidata da Netanyahu si regge su tre anime: securitaria, messianico-nazionalista e ultraortodossa. “L’annessione della Cisgiordania – avverte – significherebbe che Israele diventa uno Stato non democratico”. Per Sierra, “una sconfitta di Hamas che non riporti a casa ostaggi vivi produrrebbe una lacerazione insanabile all’interno della società”.

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