“Non sono trascorsi due anni, ne sono passati molti di più da quando tutto è iniziato. Ma negli ultimi ventiquattro mesi abbiamo assistito a qualcosa che non credevamo possibile”. Con queste parole Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana, ricorda quanto avviene a Gaza, in un territorio nel quale ad oggi sono morte oltre 60.000 persone, tra cui quasi 20.000 bambine e bambini. Operatori e Volontari del nostro Movimento sono sempre in prima linea nella Striscia. Più di 1.400 membri della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS), insieme a 350 del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), sono stati impegnati fino ad ora per fornire assistenza medica ai feriti e distribuire cibo, acqua e altri beni salvavita.
“L’Umanità – afferma Valastro – è stata più volte messa da parte, a seguito del mancato rispetto delle norme del Diritto Internazionale Umanitario che, soprattutto dal 7 ottobre, sono state più e più volte ignorate. Nella Striscia di Gaza, la popolazione civile, le strutture sanitarie, gli operatori umanitari sono stati bersaglio di attacchi violenti e non è stato possibile garantire un accesso sicuro agli aiuti, non è stato permesso alla Croce Rossa di visitare gli ostaggi, né di informare le loro famiglie o supportarle. La situazione, già grave, è diventata difficilissima. Volontari e Operatori della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) e del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) – fa sapere il presidente di Cri – hanno curato migliaia di feriti, supportato numerose famiglie e persone che avevano perso non solo la casa, ma soprattutto i propri cari. Il nostro Movimento ha cercato di dare Dignità a quelle vite che venivano purtroppo calpestate dal conflitto. Lo abbiamo pagato caro, a volte perdendo amici e colleghi, che erano lì solo per aiutare. Gli operatori umanitari hanno affrontato e affrontano anche loro il dramma della guerra: il dolore per la morte di un collega, per la perdita di un familiare, si unisce al dramma per la mancanza di cibo, acqua e cure, al lavoro quotidiano per medicare i feriti, all’impossibilità di riuscire a soccorrere tutte le persone che stanno soffrendo. Ciò nonostante, non abbiamo mai smesso – e mai lo faremo – di proseguire nella nostra opera, di dare speranza anche davanti a tanta violenza, di sostenerci a vicenda nell’aiutare, fin quando è possibile, ogni donna, uomo, bambina e bambino. Oggi, 7 ottobre, il nostro pensiero va a chi quella speranza l’ha vista fuggire via, insieme alla propria vita, cancellata in pochi istanti da un attacco, alle vittime di un conflitto che non risparmia nessuno. Davanti a tutto questo, noi continueremo ad essere dalla parte dell’Umanità, consapevoli che di fronte alla sofferenza non esistono fazioni o nemici, ma solo esseri umani bisognosi di aiuto”.