Da Gaza a Reggello: una famiglia bisognosa di pace e di cure ha trovato accoglienza nella parrocchia Sant’Agata in Arfoli. La famiglia è composta da 6 persone: papà e mamma di 43 e 42 anni e 4 figli, di cui tre femmine di 19, 17 e 15 anni e un figlio di 12 anni. Sono arrivati in Italia da poco più di un mese, usciti dall’inferno di Gaza grazie a un corridoio umanitario che si è mosso per poter garantire le cure necessarie a una delle figlie. La ragazza è seguita all’ospedale Meyer di Firenze. In queste settimane sono stati ospiti di una struttura provvisoria messa a disposizione dalla Caritas, ma avevano bisogno urgente di una sistemazione diversa, più stabile.
La Prefettura ha contattato pochi giorni fa la Fondazione Giovanni Paolo II che si occupa di cooperazione internazionale in vari Paesi tra cui la Terra Santa, ma anche di accoglienza in Italia; le ha chiesto di trovare una collocazione adatta alle esigenze di questa famiglia.
E la risposta positiva è arrivata grazie alla collaborazione della parrocchia di Sant’Agata e del parroco, don Roberto Brandi: genitori e figli ieri pomeriggio sono entrati nella loro nuova casa allestita nella canonica della chiesa.
Sono stati accolti dal sindaco di Reggello Piero Giunti con la fascia tricolore, dal presidente della Fondazione Giovanni Paolo II Damiano Bettoni e dal responsabile dell’accoglienza Stefano Ermini. Con loro c’è anche la dipendente della stessa Fondazione Christine Hazboun: originaria di Betlemme, si occupa da sempre di accoglienza e farà da mediatore linguistico con la famiglia.
Ad accoglierli, insieme a don Roberto, c’era la comunità parrocchiale di Sant’Agata. “Quando ho ricevuto la telefonata di Stefano Ermini che mi ha proposto di accogliere questa famiglia – racconta il parroco – ho subito chiesto il parere dei miei parrocchiani. La loro risposta è stata: ‘Se il Vangelo ci insegna ad amare, come possiamo non accogliere una nuova famiglia tra noi?’”. Don Roberto non ne dubitava: “Negli anni, la nostra canonica ha accolto famiglie che erano state sfrattate. Qui hanno trovato una casa da cui rimettere insieme i pezzi e ripartire. Con l’emergenza ucraina, avevamo dato disponibilità ad accogliere, ma poi non c’è stato bisogno”.
I parrocchiani hanno già fatto trovare la struttura pulita, con la spesa nel frigo e i generi di prima necessità. Due di loro aiuteranno figli e genitori a imparare le basi della lingua italiana, in attesa che i ragazzi possano ricominciare gli studi, interrotti ormai da due anni a causa della guerra e dei continui spostamenti che hanno dovuto affrontare. “È un’opportunità anche per noi – sottolinea Don Brandi – per conoscere da vicino, capire meglio la sofferenza che vediamo in tv e soprattutto di dare una mano concreta”.
“Con impegno e grazie alla collaborazione della comunità di Sant’Agata – commenta Damiano Bettoni – siamo riusciti a rispondere in tempi molto stretti alla richiesta della prefettura. È solo il primo passo di un progetto più ampio che vedrà impegnata la Fondazione con i profughi di Gaza e in iniziative nel vicino Oriente”.