
“In un’epoca in cui siamo iperconnessi, diventa sempre più difficile fare l’esperienza del silenzio e della solitudine”. È l’analisi del Papa, nella meditazione rivolta ai seminaristi, in occasione del loro Giubileo. “Senza l’incontro con Lui, non riusciamo neanche a conoscere veramente noi stessi”, il monito del Papa, che ha esortato i presenti a “invocare frequentemente lo Spirito Santo, perché plasmi in voi un cuore docile, capace di cogliere la presenza di Dio, anche ascoltando le voci della natura e dell’arte, della poesia, della letteratura e della musica, come delle scienze umane”. “Nell’impegno rigoroso dello studio teologico, sappiate ascoltare con mente e cuore aperti le voci della cultura, come le recenti sfide dell’intelligenza artificiale e quelle dei social media”, l’altra raccomandazione di Leone XIV: “Soprattutto, come faceva Gesù, sappiate ascoltare il grido spesso silenzioso dei piccoli, dei poveri e degli oppressi e di tanti, soprattutto giovani, che cercano un senso per la loro vita”. “Se vi prenderete cura del vostro cuore, con i momenti quotidiani di silenzio, meditazione e preghiera, potrete apprendere l’arte del discernimento”, ha garantito il Pontefice, secondo il quale “anche questo è un lavoro importante: imparare a discernere. Quando siamo giovani, ci portiamo dentro tanti desideri, sogni e ambizioni. Il cuore spesso è affollato e capita di sentirsi confusi”. “Invece, sul modello della Vergine Maria, la nostra interiorità deve diventare capace di custodire e meditare”, ha spiegato il Papa, che citando San Luca ha utilizzato il verbo “synballein”, cioè “mettere insieme i frammenti”. “Guardatevi dalla superficialità, e mettete insieme i frammenti della vita nella preghiera e nella meditazione, chiedendovi: quello che sto vivendo cosa mi insegna? Cosa sta dicendo al mio cammino? Dove mi sta guidando il Signore?”, l’itinerario concreto suggerito da Papa Leone.

(Foto Vatican Media/SIR)