(Strasburgo) Argomenti e toni assai differenti emergono al Parlamento europeo nel dibattito dedicato alla difesa e al progetto ReArm presentato dalla Commissione e avallato dal Consiglio europeo straordinario del 6 marzo. Ma le voci favorevoli a iniziative per “riarmare” l’Europa sembrano essere prevalenti. Il capogruppo dei Popolari, Manfred Weber afferma: “Quanto successo alla Casa Bianca due settimane fa è uno scandalo. Dire che l’Ucraina ha colpa della guerra è una bugia. Dopo quello che è successo nello Studio Ovale è evidente che ormai siamo da soli”. Per questo c’è bisogno di “progetti comuni a livello Ue come difesa missilistica, anti droni e un sistema satellitare, perché non possiamo dipendere dagli Usa”. Aggiunge: “Mi piacerebbe vedere truppe con la bandiera Ue, ma questo nel piano ancora non c’è. Il compito della nostra generazione è creare una vera e propria unione della difesa”.
- (Foto European Parliament)
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Iratxe Garcia Perez, capogruppo dei Socialisti e democratici, sostiene che “non dobbiamo solo intervenire per consentire all’Ucraina di resistere, dobbiamo consentire all’Ucraina di vincere questa guerra. Per farlo abbiamo bisogno di azioni decise e coese. Con la resa di Kiev alla Russia avremo perso una battaglia decisiva nei confronti della democrazia”. “Ma dobbiamo assicurare che gli investimenti nella difesa non avvengano a scapito delle spese sociali e del welfare state che sono il fulcro del progetto europeo, perché se sacrificassimo il nostro modello sociale ne trarrebbe vantaggio l’estrema destra e quindi indeboliremmo le basi delle nostre democrazie”.
“Di fronte all’impasse del conflitto in Ucraina e al rischio di prolungare una guerra senza una prospettiva chiara di vittoria, con l’orizzonte del disimpegno americano, dobbiamo avere due priorità: la pace e l’indipendenza”.
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Il presidente del gruppo dei Patrioti per l’Europa, Jordan Bardella, sottolinea che la pace “deve essere costruita attraverso la diplomazia. L’organizzazione di un vertice della famiglia occidentale, un’idea proposta dal presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, dovrebbe permetterci di definire chiaramente i nostri obiettivi per la sovranità dell’Ucraina”. Poi un passaggio tutto dedicato al primo posto che spetterebbe suo Paese. “Siamo la Francia, siamo un grande esercito, abbiamo una base industriale di difesa che è considerevole, che ci viene invidiata nel mondo intero, e abbiamo un seggio al consiglio di sicurezza Onu che ci garantisce una forma di indipendenza”.
Il copresidente del gruppo Ecr (Conservatori) al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, contesta il nome del progetto ReArm Europe e propone che si passi, come sostenuto da Giorgia Meloni, a Defend Europe.
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La presidente del gruppo Renew Europe (liberali), Valerie Hayer, sottolinea che ReArm e gli 800 miliardi non basteranno: “Bisognerà lavorare rapidamente sugli eurobond proposti dal Parlamento e da un certo numero di governi in Europa. La posta in gioco strategica, ovviamente, è il denaro, ma non solo: il coordinamento sarà fondamentale. Le nostre forze armate, il nostro milione di soldati europei, devono essere in grado di lavorare insieme. Dobbiamo anche avanzare sulla questione della deterrenza nucleare europea, senza ovviamente rimettere in discussione la decisione sovrana nazionale di attivarla. È l’unica condizione – puntualizza – affinché possiamo preservare la pace”.
Non mancano posizioni contrarie – dalla Sinistra, dai Verdi, da una parte della destra sovranista non lontana da Putin – alle armi e al rischio di guerra in Europa, puntando maggiormente su diplomazia e politica.