Care robot: Zollo (Univ. Campus Biomedico), “umanoidi operativi in ambienti domestici e semi-clinici” ma c’è “un divario tra narrazione mediatica e stato della ricerca”

I care robot “rappresentano una frontiera tecnologica sempre più esplorata come possibile risposta alle sfide poste dall’invecchiamento demografico e dal progressivo aumento della domanda di servizi assistenziali”. Non sono più solo dispositivi per l’assistenza fisica: il loro campo d’azione si è esteso fino a comprendere “il supporto emotivo, cognitivo e relazionale”. Ha esordito così Loredana Zollo, docente di bioingegneria – Università Campus Biomedico, intervenuta al seminario di studio “Care robot: umanoidi per la cura” che si è aperto questo pomeriggio a Subiaco, presso il monastero di Santa Scolastica. A promuovere l’evento (fino al 12 ottobre), il Centro studi Scienza & Vita (S&V) in partnership con due atenei romani: l’Università Europea e l’Università Campus Biomedico. Diversi dai robot clinici o riabilitativi (esoscheletri), questi umanoidi, ha spiegato Zollo – “operano in ambienti domestici e semi-clinici, dove la dimensione empatica diventa centrale”. In Europa e Giappone, pionieri nell’adozione di queste tecnologie, “si osserva un divario tra la narrazione mediatica e lo stato reale della ricerca: la promessa è grande, ma la realtà è ancora in costruzione”.

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