Otto marzo: Squillaci (Fict), “abbiamo poco da festeggiare. Dedichiamo la mimosa a donne sfruttate, violentate e uccise. Siamo tutti responsabili”

(Foto: ANSA/SIR)

“L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, eppure abbiamo ben poco da festeggiare. Anche oggi assisteremo alla solita sfilata dell’ipocrisia, mentre proseguono in tutte le parti del Paese le discriminazioni di genere”. Lo dichiara Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), in occasione della Giornata internazionale della donna.
“I nostri centri antiviolenza – spiega il presidente della Fict – registrano picchi di richieste di aiuto come mai successo, le donne continuano ad essere violentate ed ammazzate senza remore e distinzioni. Pertanto, quest’anno non vogliamo unirci al coro e la nostra mimosa, in segno di rispettoso abbraccio, la dedichiamo a quelle donne, a quelle mamme, a quelle studentesse, costrette a vendersi ignobilmente per un po’ di crack nella civilissima Torino”.
“La droga non risparmia nessuno – denuncia Squillaci -, seduce trasversalmente coinvolgendo anche ‘gli improbabili’. Madri e studentesse universitarie, cadute nella dipendenza, vendono il proprio corpo in cambio di droga. Chissà quante altre via Urbino e festini ci saranno. Donne ‘prenotate’, ridotte a carne da macello, obnubilate dall’astinenza”.
Il presidente della Fict aggiunge: “Parliamo ormai da tempo di allarme crack, cocaina fumata che induce rapidamente dipendenza, con conseguenze devastanti sulla mente e corpo. Oggi questo dramma si unisce, come spesso accade per le tragedie del nostro tempo, a quello globale delle discriminazioni e delle violenze di genere. Una dose di crack si trova anche a 5 euro e gli effetti sono immediati così da diventare una sirena molto seduttiva e di facile consumo soprattutto per i giovanissimi”.
Conclude Squillaci: “In questo giorno ricordiamoci che se esistono donne sfruttate, violentate, uccise, discriminate, esistono anche i loro carnefici, ma questo non può costituire un alibi per le nostre coscienze, una scusa per i nostri silenzi, un appiglio per il nostro disimpegno. Solo sentendoci tutti fortemente responsabili, uomini e donne, potremmo dare un senso a questo 8 marzo”.

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