Beni confiscati: Libera, “1.065 i soggetti diversi impegnati nella gestione, in 20 regioni e 383 comuni”

Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi. In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati: “Sono 1.065 (+7,4% rispetto scorso anno) soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in 20 regioni, in 383 comuni (erano 359 scorso anno). Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica”.
Dai dati raccolti attraverso l’azione territoriale della rete di Libera emerge che “più della metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (563) mentre le cooperative sociali sono 232; a queste si aggiungono 5 cooperative di lavoro. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 14 associazioni sportive dilettantistiche, 31 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario dati in gestione a soggetti del terzo settore), 39 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 62 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 33 fondazioni private e di comunità, 18 gruppi dello scautismo e infine 31 istituti scolastici di diverso ordine e grado. Nel censimento non sono compresi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali. Nel 56,8% le attività svolte nei beni confiscati riguardano attività di welfare e politiche sociali, nel 25,6% promozione culturale e turismo sostenibile, il 10% in attività legate all’agricoltura e ambiente. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 285 soggetti gestori, segue la Campania 170, la Calabria con 149, la Lombardia con 151.
Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – “Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie” vuole raccontare, dopo ventotto anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.
Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Il 34,7% riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; il 19,6% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale, palazzine; il 18,3% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); il 9,5% locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozio, bottega, uffici.

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