Politica: Riccardi, “Andreotti e La Pira, due personalità vicine e molto credenti, ma profondamente diverse”

Giulio Andreotti e Giorgio La Pira, “due personalità vicine, molto credenti ma profondamente diverse”. Così Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, ha definito queste due figure, al centro della presentazione, a Palazzo Firenze, a Roma, del libro “Bisogna smettere di armare il mondo” di Augusto D’Angelo, con la prefazione del card. Matteo Zuppi, che raccoglie il carteggio tra Giulio Andreotti e Giorgio La Pira negli anni dal 1950 al 1977. “Il cattolicesimo di Giorgio La Pira era innervato dalla Bibbia”, ha ricordato il relatore: “Leggeva l’azione di Dio nella storia anche attraverso la cronaca. Dossetti la definiva una storiografia del profondo. Andreotti era, per così dure, un cardinale esterno della Curia, si è sempre fatto carico nella sua azione politica degli interessi cattolici. Era freddo, se non infastidito dagli slanci utopici”. “L’utopia lapiriana, che ritroviamo in Bergoglio – ha proseguito Riccardi -, era assolutamente estranea al realismo di Andreotti, che amava smorzare, tagliare a pezzi gli eventi, non enfatizzarli. La romanità di Andreotti ha poco in comune con l’utopismo fiorentino dei Colloqui del Mediterraneo di La Pira”. “Nonostante tutte queste differenze tra i due – ha concluso lo storico – Andreotti riconosceva che di fronte a sé aveva qualcuno più grande di lui”.

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