Irlanda: vescovi su Referendum su ruolo domestico delle donne, “abolisce ogni riferimento alla maternità nella Costituzione e l’incalcolabile contributo sociale delle madri”

“L’emendamento proposto avrebbe l’effetto di abolire ogni riferimento alla maternità nella Costituzione e lascerebbe non riconosciuto il particolare e incalcolabile contributo sociale che le madri in casa hanno dato e continuano a dare in Irlanda”. In una nota diffusa ieri, i vescovi irlandesi prendono la parola sui due Referendum sui quali il prossimo 8 marzo il popolo irlandese sarà chiamato a votare riguardanti la famiglia e la cura domestica. Gli irlandesi saranno chiamati a decidere su un’eventuale modifica dell’articolo 41.1.1 che attualmente riconosce come famiglia formata dall’unione di un uomo e di una donna “il nucleo del fondamento naturale della società”. L’altro Referendum riguarda invece l’articolo 41.2 della Costituzione irlandese, risalente al 1937, laddove si afferma che “Lo Stato riconosce che, con la sua vita domestica, la donna fornisce allo Stato un sostegno senza il quale il bene comune non può essere realizzato”. “Lo Stato dovrà, pertanto, sforzarsi di garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici”. L’8 marzo – festa della donna – i cittadini andranno alle urne per votare se eliminare (e sostituire) o meno quella che viene definita la clausola “women in the home”. I vescovi dedicano alla questione una lunga parte del comunicato di oggi e commentano: “In un’epoca in cui le persone, e soprattutto le donne, sottolineano spesso l’opportunità di conciliare lavoro e impegni domestici, è interessante notare che la Costituzione già riconosce e cerca di facilitare la scelta delle madri che desiderano prendersi cura soprattutto dei bisogni della famiglia e della casa. Contrariamente ad alcuni commenti recenti, l’attuale disposizione costituzionale non afferma categoricamente che ‘il posto della donna è nella casa’. Né esonera gli uomini dai loro doveri verso la casa e la famiglia”. I vescovi chiedono piuttosto “quale vantaggio apporta alla società irlandese l’eliminazione dei termini ‘donna’ e ‘madre’ dalla Costituzione irlandese” e confidano di nutrire “preoccupazioni” riguardo alla rimozione del termine “casa” dall’articolo della Costituzione. A questo proposito, i vescovi osservano inoltre che “nella società contemporanea esiste ormai una corresponsabilità tra donne e uomini per ogni aspetto della vita domestica, compresa l’assistenza domiciliare. Riteniamo che, piuttosto che rimuovere l’attuale riconoscimento del ruolo delle donne e del luogo della casa, sarebbe preferibile e coerente con i valori sociali contemporanei che lo Stato riconoscesse la fornitura di assistenza da parte di donne e uomini allo stesso modo”. E concludono: “L’attuale formulazione costituzionale non impedisce in alcun modo alle donne di lavorare o di occupare il posto che spetta loro nella vita sociale e pubblica. Rispetta, tuttavia, le qualità complementari e distinte che sorgono naturalmente all’interno della Famiglia. Il ruolo delle madri dovrebbe continuare ad essere valorizzato nella nostra Costituzione”.
Riguardo invece al Referendum sulla “famiglia”, i vescovi affermano: “Siamo preoccupati che la proposta di modifica della Famiglia nella Costituzione diminuisca l’importanza unica del rapporto tra matrimonio e famiglia agli occhi della società e dello Stato e possa portare ad un indebolimento dell’incentivo per i giovani a sposarsi”.

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