Medio Oriente: diocesi Bergamo, un concerto per la pace. Card. Pizzaballa, “parola non più creduta”

“Dalla musica una barriera positiva per non inquinare i cuori. La Chiesa deve essere vicina a tutte le vittime”. Così il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, durante l’inno alla pace intonato ieri sera da Bergamo e indirizzato ai Paesi del Mediterraneo e a tutti popoli oppressi dai conflitti, coinciso con il secondo anniversario dell’invasione in Ucraina. Un inno alla pace risuonato nell’Auditorium del Seminario vescovile di Bergamo, gremito da un pubblico di oltre 1.000 persone (sold out), che ha applaudito, sostenuto e accompagnato cantando i protagonisti dell’evento “Pellegrini di pace, da Bergamo al Mediterraneo, un concerto nell’incontro di molteplici culture”.
Il card. Pizzaballa nel suo intervento video ha ricordato come “stiamo vivendo un momento molto difficile, di una violenza che non avevamo mai visto in queste forme, in questa intensità, da tantissimi anni”. “Forse è la prima volta, dagli ultimi grandi conflitti che hanno coinvolto la Terrasanta, che vediamo una situazione così profondamente lacerante e divisiva”. Sottolineando che “la pace, la speranza, la fiducia, la riconciliazione, il perdono, sono parole importanti, che però non sembrano essere credute più”. “La Chiesa deve essere vicina a tutte le vittime – ha ribadito il cardinale Pizzaballa – e non è semplice in questo momento in cui le polarizzazioni sono così profonde, così laceranti. Ma non rinunciamo a dire la nostra parola di verità, ma anche di desiderio d’incontro e di riconciliazione”. “Per noi la pace è Cristo, non possiamo parlare di pace senza di lui. Cristo dà la pace che nasce dal cuore e che, poco alla volta, guarisce le relazioni, quelle personali, quelle comunitarie e via via. È quello di cui abbiamo bisogno”.
Dal palco mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, ha evidenziato come “questa circostanza, che è segnata dalla bellezza dell’arte e della musica, è di grande rilievo”. “In questa immagine ‘pellegrini di pace da Bergamo al Mediterraneo’ io mi soffermo. Il Mediterraneo non è solo un’espressione geografica, non è solo il teatro della storia, è anche la rappresentazione dell’infinita varietà della vita”.

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