Ragazzi e fede: Genova, un parroco coinvolge i più piccoli con le “Fantabenedizioni”

Dopo le messe sulla spiaggia e la web radio, dopo i “travestimenti spirituali” di canzoni famose con testi sacri e le figurine dei santi, dopo il suo primo libro e l’approdo a TikTok, don Roberto Fiscer, da quest’anno, lancia una nuova idea per coinvolgere i più giovani: le “Fantabenedizioni”. Nell’era di internet 4.0 e dell’intelligenza artificiale cosa c’è di più tradizionale delle benedizioni pasquali delle famiglie e delle case? Eppure don Roberto, sacerdote genovese, è riuscito a coinvolgere i ragazzi della sua parrocchia in questa attività in un modo nuovo. “Ogni anno – spiega don Roberto – il momento delle benedizioni delle case è uno dei più attesi dalla comunità parrocchiale e da tutto il quartiere. Per le strade decine di bambini festanti annunciano l’arrivo della tradizionale benedizione pasquale. Ognuno di loro, con un ruolo ben preciso e rigorosamente in divisa, mi accompagna dopo la messa delle 18”. Fin qui tutto normale, ma come funzionano le Fantabenedizioni? “I bambini – continua il sacerdote genovese -, partendo dall’ultimo piano dei condomini, suonano a turno alle porte dei parrocchiani che, se aprono e vogliono la benedizione, regalano i primi 2 punti. I punti aumentano se le persone che aprono portano gli occhiali da vista (+1) o da sole (+2), se hanno animali domestici (+1) o esotici (+2), se in casa ci sono bambini sotto i 6 anni (+1), o se tossiscono o starnutiscono (+1). Altri punti in arrivo se aprendo la porta cantano o indossano indumenti di Genoa o Sampdoria (+1) e stesso bonus se sono in più sono anche generosi con caramelle (+1) o merende organizzate (+2). Si può quindi passare da uno 0 se la porta non si apre a punteggi molto alti che avvicinano alla vittoria in quella giornata”. Ovviamente se da una parte ci sono i “bonus”, non possono mancare i “malus”. Come spiega don Fiscer, si tratta di “rottura di qualche suppellettile, quadro (-1), dimenticare di lasciare l’immagine ricordo (-1) o far cadere l’acqua benedetta (-2). Ma anche nei momenti meno fortunati come quando aprono ma non vogliono la benedizione oppure da dietro la portano trovano qualche simpatica scusa per non farlo (“non c’è nessuno”) il +1 rende meno amara la delusione di quel ‘no'”. Come è nata l’idea? “Le benedizioni – afferma il parroco – sono uno dei ricordi più belli di quando ero bambino e accompagnavo il mio parroco, a volte anche da solo. Oggi penso sia importante far vivere forti esperienze di fede ai nostri bambini e ragazzi, una fede gioiosa, che si fa sentire, che fa rumore, che annuncia la festa”.

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