Messico: il “disperato” tentativo dei vescovi del Guerrero con le bande criminali. Appello della Cem, “dialogare significa costruire ponti”

Un tentativo “limite” e quasi “disperato”. Al termine della messa del Mercoledì delle Ceneri nella cattedrale di Chilpancingo, capitale dello Stato messicano del Guerrero, il vescovo José de Jesús González Hernández ha riconosciuto che, insieme ad altri tre vescovi della regione, si è incontrato di recente alcuni rappresentati dei gruppi della criminalità organizzata, nel tentativo di pacificare lo Stato, segnato da una crescente situazione di violenza, diventata esplosiva nelle ultime settimane, ma senza risultati positivi. Interpellato dai giornalisti, il vescovo ha commentato che separatamente e in momenti diversi prima dell’aumento della violenza, hanno cercato una tregua che includesse la divisione dei territori tra i gruppi criminali. Gli altri vescovi che avrebbero cercato di pacificare il Guerrero sono: Joel Ocampo Gorostieta, di Ciudad Altamirano; Dagoberto Sosa Arriaga, di Tlapa; e l’arcivescovo di Acapulco, Leopoldo Gónzalez Gónzález. Tutti loro avrebbero dialogato con i leader criminali prima delle violenze contro i lavoratori dei trasporti accaduti nei giorni scorsi ad Acapulco, Zihuatanejo, Taxco, Chilpancingo e Iguala (fatti che hanno provocato lo sciopero dei trasporti, per alcuni giorni). Secondo il vescovo, le trattative sono fallite perché alcuni leader criminali non hanno accettato le condizioni degli altri, principalmente relative alla spartizione dei territori. Nonostante il rifiuto, il vescovo ha affermato che continuerà a cercare il dialogo con loro; tuttavia, ha chiarito che il Governo deve fare di più: “Hanno il potere, le risorse, i mezzi, ma sembra che ci abbiano abbandonato”. A sorpresa, il presidente della Repubblica, Andrés Lopez Obrador, nella sua conferenza stampa quotidiana di ieri, ha affermato che “vede bene” il fatto che i vescovi abbiano cercato di negoziare con i criminali, poiché ritiene che tutti debbano contribuire alla pace, nonostante il fatto che garantire la sicurezza sia responsabilità dello Stato. In una nota, i soggetti che stanno dando vita al “Dialogo nazionale per la pace” – Conferenza episcopale messicana, gesuiti, Conferenza dei religiosi, laici – lanciano un appello: “costruire ponti dove non c’è dialogo, dove nulla sembra collegarci, dove coloro che soffrono di più per la mancanza di dialogo e di accordi sono le persone più vulnerabili della nostra società. Dialogare significa costruire ponti per preservare la vita e il benessere di coloro che sono minacciati ogni giorno perché non siamo stati in grado di garantire la loro sicurezza”. La nota si conclude con l’invito a tutte le parti a “costruire agende di pace locali a livello statale e, nel contesto politico elettorale, invitiamo i candidati ad ascoltare le strategie di politica pubblica per la pace”.

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