
“Mazzolari ebbe sempre una visione radicalmente esigente della democrazia e dell’impegno politico, sia dal punto di vista morale che da quello dell’effettiva capacità e determinazione dimostrata dalle forze politiche nell’affrontare e risolvere gli autentici problemi del Paese”.
Lo si legge nell’editoriale del nuovo numero della rivista storica “Impegno” promossa dalla Fondazione Don Primo Mazzolari, che ha sede a Bozzolo, paese in provincia di Mantova ma in diocesi di Cremona, dove il sacerdote lombardo (1890-1959) fu parroco per quasi trent’anni. “Ai suoi occhi – scrive Matteo Truffelli, presidente della Fondazione – tutti coloro che erano stati eletti a una carica politica avevano il dovere di essere all’altezza del compito che gli elettori avevano assegnato loro. Ed egli non si stancava di ricordarlo. Anche in maniera sferzante, senza distinguere tra amici ed avversari. Anzi, pretendendo dagli amici ancor più che dagli avversari, sia perché essi si erano impegnati anche in nome di un’ispirazione religiosa, sia perché a loro, e non ad altri, era stata attribuita, con la vittoria elettorale, la maggiore responsabilità”.
Truffelli prosegue così: “Nei loro confronti ebbe sempre un atteggiamento di stima, di fiducia e di vicinanza spirituale, ma li impegnò anche in serrati confronti privati e pubblici attorno alle grandi questioni politiche del tempo. Spinto dal bisogno di richiamare sempre, in ogni circostanza, la ragione per cui la nuova democrazia italiana, sbocciata dopo anni tragici, si sarebbe dovuta distinguere da tutti i regimi di tutte le epoche precedenti: perché essa avrebbe dovuto assumere come propria ragion d’essere quella di rendere giustizia ai poveri, combattere le ingiustizie, lavorare con ostinazione per la pace, percorrere le vie del dialogo tra gli avversari, costruire un senso di solidarietà capace di superare gli interessi particolari e le contrapposizioni ideologiche, consentire ai cittadini di partecipare in maniera appassionata e consapevole alla vita delle istituzioni”. “Quante speranze su di voi”, scriveva Mazzolari ai parlamentari della Democrazia cristiana all’indomani delle elezioni del 18 aprile 1948.
“Anche oggi Mazzolari ci ricorda, insomma, che la democrazia inchioda tutti alle proprie responsabilità, senza sconti e senza eccezioni. Esponenti politici, rappresentanti delle istituzioni, donne e uomini di partito. Ma anche i cittadini. Pure a noi la democrazia non fa sconti, e ci inchioda alle nostre responsabilità. Don Primo lo ricordava continuamente ai suoi lettori e ai suoi parrocchiani. A tutti: giovani e adulti, intellettuali e analfabeti. Era proprio questo, si potrebbe dire, il messaggio principale delle sue opere politiche più meditate e sofferte, come ‘Impegno con Cristo’”.
L’editoriale, che più avanti richiama la Settimana sociale di Trieste e il messaggio portato dal presidente Mattarella, aggiunge: “La democrazia scomoda tutti noi: il suo funzionamento, la sua difesa, il suo significato dipendono da tutti i cittadini, dal modo con cui se ne sentono e se ne fanno partecipi, dal senso di responsabilità che avvertono nei suoi confronti”.