Diocesi: Milano, ricerca Fom sugli oratori a Milano. “Apertura all’accoglienza”. Le 4 C: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo

La presentazione della ricerca commissionata dalla Fom sugli oratori a Milano città è stata introdotta da Lara Magoni, sottosegretario con delega Sport e giovani di Regione Lombardia, Anna Scavuzzo, vicesindaco e assessore all’Istruzione del Comune di Milano, don Giuseppe Como, vicario episcopale per l’Educazione nonché presidente della Fom, e don Stefano Guidi, direttore Fom. Una parte bdello studio ha cercato di delineare l’identikit di chi frequenta l’oratorio e di “individuare le motivazioni di tale scelta. Accanto ai bambini e ai preadolescenti coinvolti nell’iniziazione cristiana – destinatari della pastorale giovanile “classica” – si osserva che, con l’aumentare dell’età, la presenza in oratorio diventa una presenza ‘ingaggiata’, ovvero impegnata a frequentare in modo attivo le proposte. Meno presenti dei bambini in termini numerici, i più grandi hanno però una presenza più attiva”.
Si tratta inoltre di una presenza sempre più “mista” in termini multiculturali e multietnici. L’indagine – ha sottolineato Rosangela Lodigiani – “fa emergere una apertura all’accoglienza e all’integrazione che nei fatti si realizza negli spazi aperti e nelle attività informali dell’oratorio, nelle attività educative e ricreative più strutturate e persino, anche se più raramente, nei percorsi di educazione alla fede, con soluzioni di inclusione anche molto diversificate tra loro. Soluzioni che riflettono la capacità ma anche la creatività di alcuni responsabili di oratorio, coadiutori, laici impegnati come catechisti o educatori, nel rendere inclusive le proposte”.
La capacità degli oratori di accogliere e valorizzare le diversità è interpellata anche su altri fronti, ad esempio quello riferito a ragazzi e ragazze con bisogni educativi speciali o portatori di disabilità.
Una parte della ricerca è dedicata a esplorare i segni lasciati dalla pandemia anche nei preadolescenti e adolescenti che frequentano l’oratorio e le conseguenze sulla proposta educativa: si osserva che “l’emergenza sanitaria ha spinto a sviluppare nuovi linguaggi, consentendo di innovare non tanto i contenuti ma il metodo delle proposte educative e ricreative instaurando rapporti più diretti con gli educatori, gli animatori e i volontari. È risultato così più facile entrare in contatto con le fragilità nascoste o meno visibili”.
In conclusione del suo intervento Rosangela Lodigiani ha proposto la formula dell’“oratorio delle 4 C”: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo, “un oratorio che annuncia il Vangelo entrando nella storia concreta dei ragazzi, offrendo la possibilità di incontrarlo nei volti delle persone, attraverso relazioni e spazi di incontro informale, non necessariamente strutturato, che valorizzi i giovani come primi annunciatori del Vangelo ad altri giovani”.
Fabio Pizzul, presidente dell’Ambrosianeum, ha commentato: “La collaborazione tra Fondazione Ambrosianeum e Fondazione oratori milanesi credo sia un importante segnale di come ci si possa mettere in ascolto e a servizio della città e delle sue esigenze. Il fatto, poi, che al centro dell’attenzione ci siano gli oratori, rende ancora più prezioso il lavoro fatto: si tratta di realtà educative, aggregative e spirituali estremamente importanti per far sì che i giovani trovino punti di riferimento e relazioni positive in una città sempre più frammentata”.
Don Stefano Guidi ha detto: “La Chiesa ambrosiana si interroga sui suoi oratori. Si chiede cosa stanno diventando, nell’ambito dei cambiamenti affascinanti e frenetici che interessano oggi Milano. Si domanda come offrirli rinnovati alla convivenza cittadina, come spazi di incontro libero, sottratto alla richiesta di prestazione. La ricerca – mentre offre la sua analisi documentata – esplicita una domanda di fondo, che non esprime preoccupazione ma soprattutto desiderio di porsi come fattore costruttivo per l’intera città”.

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