Santuario di Pompei: mons. Caputo (arcivescovo), “grande itinerario sulla via della fede”

Pompei è un “grande itinerario sulla via della fede”. Lo dice mons. Tommaso Caputo, arcivescovo di Pompei, in un’intervista pubblicata sul numero di febbraio di “Vita pastorale”. Tra gli indicatori che, da ogni parte, portano sulla strada della “città mariana”, il presule cita “innanzitutto la carità e il modo in cui ha dato un volto nuovo alla realtà esistente”. Qui, sottolinea l’arcivescovo, “è bastata la fede di un laico innamorato di Maria, il beato Bartolo Longo, per rivoluzionare un piccolo territorio. La fede ha suscitato la carità che ha promosso gli orfanotrofi e gli istituti per i figli dei carcerati”. La “città mariana” è diventata “modello per il mondo”.
La “profezia” di Bartolo Longo “non s’è mai fermata – aggiunge -. Ne sperimentiamo la vitalità anche sul piano pastorale”. Infatti, “le opere sociali del santuario sono improntate alla pedagogia dell’amore di Bartolo Longo, grazie alla quale riusciva a riscattare i ragazzi cosiddetti irrecuperabili e, spesso, anche a redimere le loro famiglie. Negli anni sono mutate le strutture e le modalità di accoglienza, ma non lo spirito. Oggi abbiamo due centri diurni, con circa 200 ragazzi dai 6 ai 16 anni, provenienti da situazioni socio-familiari a rischio. Un centro è gestito dalle suore domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, fondate dallo stesso Longo e da sua moglie, la contessa Marianna De Fusco; l’altro è affidato alle cure dei Fratelli delle scuole cristiane”. Ci sono, poi, le case famiglia: “Casa Emanuel”, dove le suore, assieme a operatrici professionali, accolgono madri, gestanti e donne in difficoltà, mentre le altre cinque si trovano nel Centro per il bambino e la famiglia “Giovanni Paolo II”. “Sono affidate ad alcune realtà ecclesiali – spiega mons. Caputo -, quali la Fraternità di Emmaus, la Comunità Papa Giovanni XXIII e la Fondazione Ferraro, e ospitano neonati, bambini, ragazzi, anziani, persone con disabilità. Abbiamo anche la Mensa per i poveri, gestita dall’Ordine di Malta; gli ambulatori ginecologico e pediatrico, portati avanti dalla Confraternita di Misericordia; e il Consultorio ‘San Giuseppe Moscati’”. Di recente ha preso vita il “C’entro”, uno spazio polivalente per giovani”. L’arcivescovo sottolinea anche un aspetto che gli sta a cuore: “Il santuario, come pochi altri, sorge nel cuore non solo di una città viva, ma di un territorio urbano tra i più estesi e densamente abitati in Europa. Un territorio segnato da realtà difficili, a cominciare dalla mancanza di lavoro che spinge molti giovani ad abbandonare la propria terra, e da altri problemi che hanno favorito l’insorgere di fenomeni di grave devianza, come la malavita organizzata. Questo per dire che, con le sue opere, il santuario, vive non solo il proprio tempo, ma lo spazio in cui si estende la sua vocazione alla carità”.

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