Papa Francesco: Dorothy Day “ci insegna che Dio non è un mero strumento di consolazione”. “Il Signore brama cuore inquieti, non anime borghesi”

“La vita di Dorothy Day, come lei stessa ce la racconta in queste pagine, è una delle possibili conferme di quanto già Papa Benedetto XVI ha sostenuto con vigore e che io stesso ho ricordato in più occasioni: ‘La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo’. Il modo in cui Dorothy Day racconta il suo pervenire alla fede cristiana attesta il fatto che non sono gli sforzi o gli stratagemmi umani ad avvicinare le persone a Dio, bensì la grazia che scaturisce dalla carità, la bellezza che sgorga dalla testimonianza, l’amore che si fa fatti concreti”. Lo scrive Papa Francesco nella prefazione – pubblicata ieri su Vatican news – al libro autobiografico di Dorothy Day “Ho trovato Dio attraverso i suoi poveri. Dall’ateismo alla fede: il mio cammino interiore” (Libreria Editrice Vaticana), nelle librerie da martedì 22 agosto. Dorothy Day (1897-1980), iniziatrice del movimento Catholic Worker, è stata una giornalista, scrittrice, pacifista e attivista statunitense, nota per il suo impegno a favore dei poveri, contro gli armamenti e per la giustizia sociale.
“Tutta la vicenda di Dorothy Day, questa donna americana impegnata un’intera vita per la giustizia sociale e i diritti delle persone, in particolare i poveri, i lavoratori sfruttati, gli emarginati dalla società, dichiarata serva di Dio nel 2000, è un’attestazione di quanto già l’apostolo san Giacomo sosteneva nella sua Lettera: ‘Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede’ (2,18)”, afferma il Pontefice, che evidenzia “tre elementi che emergono dalle pagine autobiografiche di Dorothy Day quali insegnamenti preziosi per tutti in questo nostro tempo: l’inquietudine, la Chiesa, il servizio”.
Dorothy “è una donna inquieta: quando vive il suo cammino di adesione al cristianesimo è giovane, non ha nemmeno ancora trent’anni, da tempo ha abbandonato la pratica religiosa, che le era sembrata, come sottolinea il fratello cui dedica questo libro, una cosa ‘morbosa’. Invece, crescendo nella propria ricerca spirituale, arriva a considerare la fede e Dio non come un ‘tappabuchi’, per usare una celebre definizione del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, bensì quale deve essere veramente, cioè la pienezza della vita e il traguardo della propria ricerca di felicità”.
Dorothy Day “ci insegna che Dio non è un mero strumento di consolazione o di alienazione per l’uomo nell’amarezza dei propri giorni, bensì egli colma in abbondanza il nostro desiderio di gioia e di realizzazione. Il Signore brama cuore inquieti, non anime borghesi che si accontentano dell’esistente”. E “Dio non toglie niente all’uomo e alla donna di ogni tempo, dà soltanto il centuplo! Gesù non è venuto ad annunciare che la bontà di Dio costituisce un surrogato dell’essere uomini, ci ha regalato invece il fuoco dell’amore divino che porta a compimento quanto di bello, di vero e di giusto alberga nel cuore di ogni persona”. Per il Santo Padre, “leggere queste pagine di Dorothy Day e seguire il suo itinerario religioso diventa un’avventura che fa bene al cuore e che tanto può insegnarci per mantenere desta in noi un’immagine veritiera di Dio”.

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