Natale: mons. Mosciatti (Imola), “di testimoniare la Buona Notizia che ci ha raggiunti”

“Ci ricorda Papa Francesco che ‘il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi. Dunque il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita’”. Lo ha evidenziato il vescovo di Imola, mons. Giovanni Moasciatti, nell’omelia della messa di Natale.
“La vita infatti si è manifestata” (1 Gv 1,2): “Così l’apostolo Giovanni riassume il mistero dell’Incarnazione. Il presepe ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia. Eppure – ha osservato mons. Mosciatti – ogni giorno non ci sembra di riconoscere in atto questo cambiamento. Vediamo guerre e violenze che si ripetono con il loro carico di morte, distruzione, odio diffuso; una violenza quotidiana che si annida spesso anche all’interno dei rapporti affettivi, avvelenati da pretese di possesso”.
Tuttavia, l’esortazione del presule, “noi non possiamo rassegnarci. Siamo stati raggiunti e viviamo di quella straordinaria notizia, che è risuonata ancora una volta in questa notte di Natale: ‘Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore’ (Lc 2,10-11”). Questa è “la luce che il profeta Isaia preannunziava e che a Betlemme è finalmente apparsa a tutto il ‘popolo che camminava nelle tenebre’: il Figlio di Dio è venuto tra noi, così da ridestare per sempre la speranza in coloro che lo accolgono e lo riconoscono. E questa speranza è ciò che ci permette di vivere ogni situazione, anche la più drammatica, ma anche di avere compassione di questa umanità ferita e bisognosa, verso la quale abbiamo la responsabilità di testimoniare la Buona Notizia che ci ha raggiunti”.

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