Diocesi: mons. Nerbini (Prato), “buona volontà, impegno e grinta insieme a solidarietà di molti ci permettono di guardare al futuro con maggiore serenità”

“La buona volontà, l’impegno e la grinta di chi è abituato a lottare con le proprie risorse e capacità e la solidarietà di molti ci permettono di guardare al futuro con maggiore serenità”. Ieri, nel giorno del patrono della città e della diocesi di Prato, Santo Stefano, il pensiero del vescovo, mons. Giovanni Nerbini, è andato a tutti quei pratesi duramente colpiti dalla recente alluvione del 2 novembre, “che ha interessato oltre ai singoli e alla famiglie ben 3.600 aziende, alcune in maniera pesantissima”. Mons. Nerbini non ha nascosto la preoccupazione di quei giorni, grande era il timore che “questa sciagura naturale potesse innescare un processo di ulteriore perdita di capacità produttiva e di posti di lavoro”. Invece, ha poi osservato il presule, “le informazioni che arrivano oggi sono di segno completamente opposto”.
Parlando del martirio di Stefano e di quello dei martiri contemporanei come il vescovo Oscar Romero, al quale è molto devoto, il vescovo ha iniziato la sua riflessione parlando di “responsabilità” e del fatto che “ogni autentico bene ha un prezzo da pagare”.
Poi ha lanciato un invito ai presenti, in particolare ai rappresentanti delle istituzioni cittadine, in vista delle prossime elezioni amministrative che si terranno nella primavera del 2024. “Prima di un risultato auspicato da ognuna delle parti in competizione, credo dobbiamo farci carico di una emergenza preoccupante – ha detto mons. Nerbini –. Cinque anni fa, al primo turno delle comunali parteciparono il 68,51% dei cittadini, percentuale scesa al 56,49% nel ballottaggio di giugno. La vera difficoltà da affrontare e abbattere è la disaffezione dei nostri concittadini all’atto fondamentale della vita democratica”. Non solo: il vescovo ha chiesto uno scatto in più verso “un vero processo di inclusione di tutte le comunità straniere” affinché si realizzino “forme partecipative alternative ma importanti per chi al voto non può accedere”. A questo proposito mons. Nerbini si è chiesto: “Come si può invitare alla costruzione della casa comune chi non si sente parte di essa o si trova al margine e si accontenta di stare alla finestra a guardare e di usufruire di beni e servizi?”. Secondo il presule questo compito ci deve vedere “uniti e collaborativi”.
Sul dibattito che arriverà in vista della competizione elettorale, il vescovo ha invitato “a restituire agli abitanti dei nostri comuni una immagine nuova anche del confronto sui grandi temi di attualità”. Mons. Nerbini ha affermato che per lui è molto doloroso “sentire gettare indiscriminatamente fango su organismi e persone”, in particolare sui social. “Il mio predecessore mons. Simoni reagiva con durezza, lui così mite e conciliante, quando capiva che si passava da una legittima critica dell’agire ad una opera di demolizione indifferenziata delle istituzioni politiche ed amministrative”. L’auspicio verso un recupero del “seme buono dell’interesse” nei confronti della cosa pubblica, ha concluso il vescovo, potrà avvenire chiedendo, “a coloro che detengono il potere del servizio, di un supplemento di luce, di coraggio, di intelligenza che consenta di discernere il bene da perseguire e permetta di camminare, a volte in maniera solitaria, su strade non condivise e spesso incomprese e contestate”.

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