Avvento: mons. Maffeis (Perugia) ai giovani, “non siate sonnambuli, ma una Chiesa viva”

“Non siate sonnambuli, ma siate come i pastori nella Notte di Betlemme!”. È l’esortazione augurale dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, rivolta alle centinaia di ragazzi e ragazze che hanno gremito, nella serata del 14 dicembre, la cattedrale di San Lorenzo di Perugia, durante la loro tradizionale Veglia diocesana di Avvento in preparazione al Natale, dedicata al tema tratto dal Vangelo di Giovanni “Dalla sua pienezza…” (Gv1,16), organizzata dalla Pastorale giovanile insieme alla Pastorale vocazionale, al Coordinamento oratori perugini e alla Pastorale universitaria, in sinergia con il Pontificio Seminario regionale “Pio XI” di Assisi.
Riferendosi all’ultimo rapporto del Censis, l’arcivescovo ha ricordato che “ci fotografa come sonnambuli, gente che neanche dorme ma peggio, che si muove senza consapevolezza. Questo clima, che emerge dal rapporto del Censis, è diffusissimo e caratterizza la società italiana, e non fa altro che generare emotività”. “Nelle emotività scoppiano le paure – ha commentato l’arcivescovo, elencando le più diffuse e sentite –. La paura per l’accentuarsi delle crisi climatiche, la paura che finisca l’acqua, la paura che non ci sia energia per tutti, la paura della guerra e delle conseguenze che può portare anche in casa nostra in termini di povertà, di violenza, di assuefazione alla violenza. La paura che arrivi una stagione ancor più difficile. Altro che auguri per il nuovo anno! La paura degli immigrati e la paura che non ci sia sufficiente manodopera per pagare le pensioni e per assicurare a tutti l’accesso alle cure. Di paure ne abbiamo nel cuore anche noi e ne potremmo aggiungerne delle altre a questo elenco”. E allora che spazio c’è per l’annuncio del Natale?, si è chiesto il presule, cha ha osservato: “Io credo, guardandovi, che voi testimoniate che oggi non siamo solo sonnambuli, oggi io ho davanti una comunità, una Chiesa viva, giovane, una Chiesa diversa da quella in cui sono cresciuto, senz’altro. Una Chiesa altrettanto e forse ancora più bella, perché era più facile essere Pastore nella Notte di Betlemme quando io avevo la vostra età. Oggi, in un mondo più confuso, più attraversato da tanti pensieri, essere cristiani è cosa di grande valore”.
Infine, l’augurio per questo Natale: “Lasciarci incontrare e sorprenderci ancora una volta dall’annuncio della Notte di Betlemme, perché nessuno pensi mai che la propria vita è inutile, non è degna di essere vissuta e nessuno si senta abbandonato. Chi si lascia raggiungere dal Signore Gesù, dalla sua amicizia, testimoniata dalla Chiesa, dai rapporti fraterni, si trova in cammino e non vive più da sonnambulo, ma da ragazzo, ragazza, da uomo, da donna in piedi. Questo mondo così distratto è ancora disposto a lasciarsi sedurre, a lasciarsi prendere per mano e a condividere la gioia del Natale”.

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