Paraguay: vescovi, “addolorati da realtà sociale, la crisi è acuta. Sorpresi da insensibilità dei pubblici rappresentanti”

“Siamo incoraggiati dalla rivitalizzazione della fede e dall’impegno dei laici, dimostrati durante i due anni a loro dedicati. Confidiamo che continueranno a essere un lievito di cambiamento e di trasformazione della società”. Si apre con una nota di speranza il messaggio che la Conferenza episcopale del Paraguay ha diffuso ieri, al termine della propria assemblea plenaria. Durante i lavori, i vescovi hanno incontrato per la prima volta il nuovo presidente della Repubblica, Santiago Peña, al quale hanno presentato le molte preoccupazioni rispetto ai problemi del Paese. Nel messaggio, in effetti, si insiste sulla “preoccupante realtà sociale”. In particolare, “alcuni problemi ci addolorano, come gli sgomberi violenti delle comunità indigene e contadine, senza tener conto dei più vulnerabili, come donne, bambini e anziani. Altre realtà pressanti nel nostro Paese sono le carceri che, a causa del sovraffollamento e della scarsa attenzione alla riabilitazione, sono diventate pericolosi centri di criminalità. L’aumento del numero di persone, soprattutto bambini, che vivono per strada, così come il gran numero di femminicidi, pesano su di noi. Queste e altre realtà richiedono una soluzione urgente”.
Come dice Papa Francesco, fanno notare i vescovi, “non ci sono due crisi – sociale ed ecologica – ma una sola: la crisi socio-ambientale. Pertanto, oltre agli abusi e alle violazioni dei diritti umani, siamo anche sfidati dalla distruzione della natura, che è la nostra ‘casa comune’. La deforestazione indiscriminata, lo sfruttamento penoso delle risorse naturali e la mancanza di attenzione per l’agricoltura familiare contadina causano la contaminazione della terra, dell’aria e dell’acqua, le grandi deportazioni di famiglie e comunità contadine e indigene verso le aree urbane, le inondazioni dei fiumi nella parte orientale e la lunga siccità nel Chaco, che colpisce molte famiglie”. In questa situazione, esse “si trovano in una situazione di vulnerabilità che viene poi sfruttata per scopi politici e per il consumo e il traffico di droga. La crisi è acuta: mancano le risorse per la salute e l’istruzione. Vediamo con grande preoccupazione l’abbandono della sanità pubblica e il ritardo del Governo nell’istruzione, settore così gravemente colpito negli ultimi tempi, che lascia migliaia di bambini e giovani fuori dal sistema educativo, sia nelle istituzioni cattoliche che in quelle pubbliche”.
Commentano amaramente i vescovi: “Ci sorprende che i rappresentanti di questo popolo sofferente, conoscendo queste necessità, siano così insensibili e pensino solo al proprio benessere, assegnandosi succulenti stipendi. Come Chiesa in Paraguay, di fronte a questa realtà, ci impegniamo per una società diversa, giusta e inclusiva, come garantito dalla nostra Costituzione nazionale”.

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