Iraq: 4 bambini morti e 2 mutilati nell’ultima settimana a causa di ordigni esplosivi. Sen Gupta, (Unicef Iraq), “si faccia di più per proteggere i bambini”

“Quattro bambini – tre maschi e una femmina – sono morti e due bambini sono rimasti mutilati nell’ultima settimana, a causa di incidenti legati a ordigni esplosivi in due località dell’Iraq. E’ Sheema Sen Gupta, rappresentante Unicef in Iraq, a denunciarlo in una nota diffusa dall’organizzazione questa mattina, esprimendo “il suo profondo dolore e le sue condoglianze alle famiglie, agli amici e alle comunità dei bambini”. E’ accaduto nella provincia di Babel e a Baghdad mentre i bambini stavano svolgendo faccende quotidiane, come la raccolta della legna. Purtroppo – sottolinea la rappresentante – non si tratta di “una perdita isolata di vite di bambini”. Nel 2021, 52 bambini sono stati uccisi e 73 sono stati mutilati a causa di residuati bellici esplosivi e ordigni inesplosi. Per questo Unicef chiede “maggiori sforzi concertati per ridurre l’impatto crescente di questi esplosivi, soprattutto sui ragazzi, poiché il numero di bambini vittime è cresciuto del 67% rispetto al 2020 (79 bambini per quell’anno, di cui 61 maschi)”. Sono i residuati bellici esplosivi ad essere la causa principale delle vittime civili, e i bambini sono particolarmente vulnerabili e la loro minore statura li rende più propensi a ricevere il pieno impatto dell’esplosione, rendendola ancora più letale. L’Unicef continua a lavorare per fornire assistenza alle vittime, servizi di orientamento alle cure mediche e supporto psicosociale quando necessario. Nella nota di oggi, Sheema Sen Gupta “esorta tutte le parti ad accelerare ogni sforzo per rimuovere le mine esistenti e gli ordigni inesplosi e promuovere l’assistenza alle vittime, e a sostenere il diritto dei bambini a un ambiente sicuro e protetto”. Al governo dell’Iraq e alla comunità dei donatori, Unicef chiede di “sostenere l’aumento e la fornitura di attività di formazione sul rischio connesso agli ordigni esplosivi in modo che i bambini e altri membri della comunità ricevano una formazione nelle scuole e nelle comunità in tutte le aree precedentemente colpite dal conflitto in Iraq”.

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