Tratta: organismi ecclesiali latinoamericani, “è l’ora di alzare la voce e di offrire nuove risposte e nuove pratiche”

È l’ora che come Chiesa (Conferenze episcopali, Congregazioni, sacerdoti diocesani e comunità) vengano “attuate azioni coordinate e di collaborazione per una trasformazione culturale”, è l’ora di “promuovere la giustizia economica e sociale”, è l’ora di “portare a compimento azioni profetiche in favore della dignità umana, in consonanza con l’appello di Papa Francesco”. Questo il triplice appello che, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di domani, 30 luglio, viene rivolto da una rete di organismi ecclesiali latinoamericani. Tra questi, la rete Talitha Kum, la Rete internazionale contro la tratta di persone, la rete Clamor (che a livello continentale coordina le azioni ecclesiali per i migranti), la rete contro la tratta della Clar (Confederazione latinoamericana dei religiosi).
Nel messaggio pubblicato in occasione del 30 luglio, si fa notare che “in questo periodo di confinamento a causa della pandemia di coronavirus, il traffico di esseri umani, lungi dal diminuire, aumenta con maggiori rischi, rendendo impossibili le denunce, rendendo le vittime più vulnerabili, oltre alla gigantesca crisi economica e sociale che colpisce direttamente le vittime stesse”.
Perciò, “facciamo appello alla comunità universale e alziamo la voce in modo che, comprendendo la gravità del fenomeno e la sua dinamica perversa, intrecciamo tutte le nostre energie e gli sforzi per raggiungere la totale eradicazione di questo fenomeno. Prendiamo posizione contro ogni forma di commercializzazione della vita”. Tra queste, il documento cita “il potere della cultura patriarcale” che sfrutta le donne e le rende oggetti (secondo l’Onu, il 72% delle persone vittime di tratta sono donne e bambine); “il modello economico ingiusto”, che porta benefici solo a pochi, tra cui i trafficanti di persone e coloro che promuovono il lavoro in schiavitù; “le leggi e le politiche ingiuste e disumanizzanti in tema di migrazioni”, dentro a una cultura di razzismo, violenza e xenofobia”. Per questo, “è l’ora di nuove risposte e nuove pratiche”, sapendo che “solo lavorando insieme” sarà possibile affrontare problemi strutturali così grandi.

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