Lavoro: Istat, a giugno 2020 retribuzioni contrattuali su dello 0,1% su maggio, +0,6% in un anno

A giugno 2020 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,1% rispetto a maggio 2020 e dello 0,6% nei confronti di giugno 2019. È quanto comunica oggi l’Istat diffondendo i dati su “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali” riferiti al periodo aprile-giugno 2020.
“Nel secondo trimestre del 2020 la dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali orarie si è mantenuta molto moderata”, spiega l’Istat, aggiungendo che “in prospettiva, la dinamica retributiva registrata in questo periodo potrebbe mostrare caratteristiche di elevata persistenza, riflettendo gli effetti sia del rallentamento dei processi negoziali indotti dall’incertezza economica derivante dall’emergenza sanitaria sia della revisione verso il basso delle previsioni dell’inflazione per il 2020 e 2021, ampiamente inferiori al punto percentuale”.
Con riferimento ai principali macrosettori, si legge nel report, l’aumento tendenziale registrato a giugno è stato dello 0,8% per i dipendenti dell’industria, dello 0,6% per quelli dei servizi privati e dello 0,3% per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli del credito e delle assicurazioni e degli alimentari (entrambi +2,3%) e dell’energia elettrica e gas ( +1,5%). L’incremento è invece nullo per i settori del legno, carta e stampa, del commercio, delle farmacie private, delle telecomunicazioni e degli altri servizi privati.
Alla fine di giugno 2020 i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica (21 contratti) riguardano il 17,6% dei dipendenti – circa 2,2 milioni – e un monte retributivo pari al 18,4% del totale.
Nel periodo aprile-giugno 2020 nessun nuovo accordo è stato recepito, mentre ne è scaduto uno (tessili, vestiario e maglierie).
“I contratti che a fine giugno 2020 sono in attesa di rinnovo – rileva l’Istat – ammontano a 52 e sono relativi a circa 10,2 milioni di dipendenti – l’82,4% del totale – cui corrisponde un monte retributivo pari all’81,6%; entrambe le quote sono più elevate di quelle osservate sia alla fine del trimestre precedente (a marzo 2020 pari rispettivamente a 80,4% e 79,9%), sia dodici mesi prima (a giugno 2019 pari a 42,0% e 44,2%)”.
La retribuzione oraria media, nei primi sei mesi dell’anno, è cresciuta dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2019.

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