Diocesi: Terni, funerali di don Edmund Kaminski. Il vescovo Piemontese, “sacerdote zelante, ho nutrito per lui una stima particolare”

“Un temporale estivo, no, un tornado, una tempesta tropicale, improvvisa, repentina e distruttiva, ha seminato morte e disperazione e ha distrutto la vita del caro don Edmund in maniera violenta, brutale; e noi, lambiti da tale tempesta, siamo ancora increduli che don Edmund non sia più tra noi. Pur consapevoli della ineluttabilità della morte, abbiamo bisogno di tempo per adattarci e accettare un evento tanto tragico”. È iniziata con queste parole l’omelia del vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Giuseppe Piemontese, ai funerali di don Edmund Kaminski che ha celebrato questa sera nel piazzale antistante la chiesa di san Matteo, nel quartiere Campitello, dove il sacerdote era parroco.
“La morte di don Edmund – ha proseguito il vescovo – è l’ennesimo dramma, imprevisto, inaspettato e deflagrante del tempo del coronavirus”. “Proprio ultimamente – ha ricordato mons. Piemontese – la nostra Terni è stata colta da un sussulto tragico e imprevisto, un susseguirsi cadenzato di alcune morti, che hanno scosso migliaia di cittadini, legati da affetto, amicizia e stima per coloro che se ne sono andati”. Il pensiero è andato ai “due adolescenti, Gianluca e Flavio, morti nel sonno dopo aver assunto una miscela letale di metadone e altri veleni” e alla “morte improvvisa e prematura del notaio Fulvio Sbrolli, professionista competente e lungimirante e nello stesso tempo cristiano generoso e illuminato”.
Poi il vescovo ha tratteggiato il profilo di don Kaminski: è stato un “uomo semplice, mite, sempre sorridente, spirito avventuroso, sportivo, laborioso, generoso, dal tratto signorile, con buone relazioni verso tutti”. Un “cristiano convinto” perché “l’amore per il Signore è stata la forza che ha motivato le sue scelte e a Gesù ha dedicato la vita dalla giovinezza, rispondendo generosamente alla chiamata al sacerdozio”. E un “sacerdote zelante” che “ha lasciato la sua patria non tanto per venire tra noi, ma per annunciare il Vangelo ovunque il Signore, tramite i superiori, lo inviassero”. “Non nascondo che verso di lui – ha rivelato il vescovo – ho nutrito una stima particolare, affidandogli complesse responsabilità, che egli ha accolto con docilità e sincera adesione: grazie don Edmund!”. “Quale eredità lascia a tutti noi e ai parrocchiani?”, ha domandato mons. Piemontese. “La testimonianza della sua vita, di uomo, cristiano e sacerdote al servizio del Signore, di fedele servitore e annunciatore del Vangelo”, la risposta del presule, che ha ricordato come “la missione di ogni cristiano è quella di essere missionario del Vangelo, annunciando e testimoniando l’amore di Dio”.

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