Tratta: Consiglio d’Europa, raddoppia il numero delle vittime. 15mila in un anno quelle ufficialmente identificate

Il numero delle persone identificate in Europa come vittime della tratta di esseri umani è quasi raddoppiato. Lo dice oggi il 9° rapporto annuale del Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta), che prende in esame i dati tra il 2015 e il 2018, dei 47 Paesi che aderiscono alla Convenzione anti-tratta. Nel 2018 le vittime sono state 15.310 persone, rispetto alle 10.598 del 2015. “Tenuto conto della natura clandestina della tratta di esseri umani e del fatto che il processo di identificazione presenta delle lacune in molti Paesi, il numero reale delle vittime è probabilmente molto più elevato”, ha dichiarato il presidente del Greta, Davor Derenčinović. Il messaggio: occorre intensificare gli sforzi. Le due principali lacune nell’attuazione della Convenzione riguardano “l’identificazione dei minori vittime della tratta e le misure di assistenza fornite loro e più in generale alle vittime”. Tra i motivi di insoddisfazione, le carenze nell’identificazione delle vittime, gli ostacoli per ottenere un risarcimento, pene insoddisfacenti per punire i trafficanti.
“Il numero di procedimenti giudiziari e condanne è ancora basso in molti Paesi e le condanne inflitte a volte non sono sufficientemente dissuasive”, mentre “fin troppo rara è la confisca dei beni dei trafficanti”. Per contro ci sono segnali positivi come “l’aumento del numero di Paesi con specifiche disposizioni di legge che consentono la non punizione delle vittime per atti illeciti commessi a seguito di tratta”. Nell’oggi dell’emergenza Covid-19, dice sempre il Greta, le vittime della tratta sono parte di quella fetta di popolazione così vulnerabile da rischiare di diventare “invisibile”.

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