Coronavirus Covid-19: mons. Pizzaballa (Gerusalemme), “abbiamo bisogno di occhi buoni per vedere come il Signore ci sta salvando”

foto SIR/Marco Calvarese

“Quando il Signore entra nella storia di una persona, lo fa sempre per portare la vita, la salvezza. Questo è lo stile di Dio da sempre. Tutta la storia di Israele è la storia di un Dio che continuamente visita il suo popolo, in tanti modi. E ogni volta è solo per salvare, per riaprire la strada, per riportare a casa, per ridare vita”. Così mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, nella sua meditazione per la Domenica delle Palme, 5 aprile. Ricordando i brani evangelici delle ultime domeniche di Quaresima, “la Samaritana, il cieco nato, Lazzaro, tutte persone segnate dalla morte, che in modi diversi ricevono la visita del Signore, e la cui vita cambia completamente”, mons. Pizzaballa scrive: “Nella Domenica delle Palme, questo stile di Dio si estende: non raggiunge più solo una persona, come poteva essere Zaccheo, neppure solo una famiglia, come poteva essere quella di Lazzaro, e neppure solo un villaggio, che spesso tutto intero traeva beneficio dalla visita di Gesù. Oggi la visita del Signore è per tutta una città, per tutto un popolo; a tutti il Signore vuole portare la vita. E sempre le reazioni che provoca ‘sono tante e diverse’ anche a Gerusalemme”. Ma, avverte l’arcivescovo, “sono i piccoli a riconoscere che questa visita è una visita del Signore, che non viene a punire, ma a portare la pace. Il suo venire sarà bensì anche un giudizio; ma sarà un giudizio per chi si sarà escluso dai benefici di questa visita, per chi non vorrà godere dei benefici del suo amore”. “Quest’anno, a Gerusalemme, come in tante altre parti del mondo, non vivremo la processione delle Palme, che da Betfage entra nella Città Santa. Ancora di più abbiamo bisogno di occhi buoni, per vedere come il Signore ci sta visitando, come ci sta salvando: non possiamo credere che Lui non lo stia facendo. Per molti, questi giorni assomigliano ai dolori del parto, ed è grande il grido della sofferenza. Vogliamo credere – conclude la meditazione – che la visita del Signore, quest’anno, arriva fin lì”.

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