Coronavirus Covid-19: mons. Pompili (Rieti), “vivere con persone autistiche è una fatica che in tempi di reclusione forzata può diventare insostenibile”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Vivere con persone autistiche è una fatica che in tempi di reclusione forzata può diventare ancora più insostenibile. L’interazione con gli altri e il movimento fisico è fondamentale per venire fuori da quel fondo del pozzo in cui si percepisce la persona autistica. Che è tutt’altro che insensibile a dispetto della sua condizione che subisce suo malgrado”. Lo ha detto mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, dopo il Rosario recitato ieri sera, come ogni giovedì di questo tempo di quarantena. Ieri era anche la Giornata mondiale dedicata alle persone affette da autismo. Un pensiero rivolto a “un mondo poco visibile ma molto numeroso, fatto di famiglie con sensibilità e premure speciali” e con una grande paura di fondo: “Che cosa ne sarà di quel figlio sensibile in fondo al pozzo dopo che non ci saremo più?”. Un interrogativo che, riporta oggi sul suo sito web il settimanale diocesano Frontiera, “una comunità civile oltre che cristiana non può non porsi. Anzi, deve mobilitarsi ed escogitare qualcosa per aiutare i genitori per offrire una prospettiva degna ai figli che sopravvivono loro, senza temere l’abbandono”. “Chi è autistico, infatti, non smette mai di comunicare in mille forme e, paradossalmente, con una energia ancora più incontenibile. Come accadde qualche giorno prima di morire a san Giovanni Paolo II quando si affacciò l’ultima volta a piazza san Pietro. Non riusciva più a tirar fuori una parola dal fondo del pozzo della sua voce, ma si vedeva proteso con tutte se stesso verso gli altri”. Mons. Pompili ha voluto chiudere il suo intervento con le parole di Andrea, ragazzo autistico del centro Loco Motiva, che “sta vivendo il dolore della morte di un amico”: “Molto dolore sento nel mio cuore. Mio amico sta in braccio al Signore che lo proteggerà sempre. Molto mi mancherà, dolore sento, non riesco ad accettare di non vederlo più, molto nero periodo. Non voglio scrivere altro, troppo doloroso”.

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