Coronavirus Covid-19: Caritas Internationalis, “in prima linea in tutto il mondo con amore e creatività”

“Guardare ai Paesi più poveri e in via di sviluppo, dove una diffusione della pandemia potrebbe avere conseguenze anche più catastrofiche di quelle a cui abbiamo assistito negli Stati occidentali. Le Caritas sono già al lavoro per individuare le strutture mediatiche gestite dalla Chiesa che potrebbero essere impiegate in caso il virus si propagasse. Ma soprattutto è necessario che non si fermino gli aiuti internazionali”. L’esortazione è del segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, lanciata questa mattina durante una conferenza stampa online organizzata per illustrare progetti e misure delle 165 Caritas nazionali per sostenere le popolazioni colpite dalla pandemia nei Paesi in cui questa è ancora agli albori. “Questa crisi sta per il momento colpendo principalmente l’Occidente, ma non dobbiamo perdere di vista quei Paesi poveri che potrebbero essere più indifesi e bisognosi di solidarietà globale”, ha affermato John. “Azione, sensibilizzazione e advocacy, senza mai dimenticare la preghiera” sono le direttrici dell’opera svolta dalle Caritas per rispondere e contrastare la pandemia del Coronavirus”. Caritas Internationalis esorta “a non dimenticare i soggetti più vulnerabili presenti in tutti gli Stati. In particolar modo migranti, rifugiati e richiedenti asilo che sono a maggior rischio di contagio a causa delle condizioni in cui vivono”. Caritas Internationalis invita, inoltre, “le autorità locali a garantire loro accesso ai servizi di base, indipendentemente dal loro status giuridico. Dobbiamo tutti imparare un’importante lezione da questa tragica pandemia – ha affermato John – ora che conosciamo cosa significhi temere la morte o perdere i nostri cari, non possiamo più continuare ad uccidere attraverso le guerre e le violenze. Come ci ha detto il Santo Padre la scorsa settimana, il coronavirus deve anche far emergere il meglio di noi. Deve far emergere l’umanità perché siamo tutti esseri umani e dobbiamo vivere in solidarietà come un’unica comunità umana”.

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