Incontro Cei sul Mediterraneo: Roccucci (Univ. Roma Tre), “non si può far finta di niente di fronte alla condizione di profughi e migranti”, l’esperienza dei “corridoi umanitari”

(da Bari) “Il fenomeno migratorio è questione mediterranea, ed è questione di tutte le Chiese del Mediterraneo, in modo particolare perché il mare è diventato spazio in cui si consumano tragici viaggi della speranza che sovente si concludono con la morte”. Lo ha detto Adriano Roccucci, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, che nella sua relazione al Castello Svevo di Bari, nella terza giornata dell’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, ha citato gli oltre 19.000 morti nel Mediterraneo tra il 2013 e il 2019. “Di fronte a questa enorme tragedia non si può far finta di niente innanzitutto per un senso di umanità”, l’appello: “Così come non si può far finta di niente di fronte alla condizione di profughi e migranti nei campi sulle isole greche o in Libia. È una domanda che riguarda tutti, chi vive a nord del mare e chi vive a sud o a est di esso. La coscienza dei cristiani, di ogni cristiano, non può non esserne inquietata e interrogata. Le comunità cristiane non possono piegarsi alla logica cinica della globalizzazione dell’indifferenza”. “Dalla commozione per quelle morti in mare e dall’impegno per evitarne altre è nata l’esperienza dei corridoi umanitari che garantiscono a rifugiati, a famiglie e persone in condizioni di vulnerabilità, di raggiungere l’Europa dal Libano e dal Corno d’Africa in modo legale e sicuro”, ha ricordato il relatore. Come hanno scritto nella loro dichiarazione comune sull’isola di Lesbo il Papa, il patriarca di Costantinopoli e l’arcivescovo ortodosso di Atene, “è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità”. “Il fenomeno delle migrazioni suscita reazioni di paura e di chiusura, spesso alimentate ad arte e manipolate”, ha denunciato Roccucci: “Un discorso nazionalista si accompagna a tali reazioni. Viene messa in discussione l’universalità della Chiesa”. “Oggi si pone in modo nuovo e pregnante la domanda sulla dimensione universale del cattolicesimo in comunità tentate dalla chiusura, dall’etnicismo, dal nazionalismo, mentre si affacciano modelli di nazional-cattolicesimo”, l’analisi dell’esperto, secondo il quale la risposta della Chiesa sta nei quattro verbi indicati da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Una proposta “che occorre tradurre in azioni concrete, in proposte alla società, in una cultura da diffondere”.

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