Avvento: don Grimaldi (cappellani carceri), al tempo del Covid “essere sentinelle di speranza” per i detenuti

“Noi tutti, operatori pastorali che svolgiamo il nostro prezioso servizio nelle carceri, con quali modalità vivremo” l’Avvento “in questo tempo di distanziamento, dove tutto è rallentato e ostacolato dall’irruzione del virus? Che cosa dobbiamo fare? Come vivere il nostro impegno accanto ai ristretti? Quali programmi e attività pastorali possiamo nei nostri limiti organizzare?”: è la domanda che don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, pone all’inizio del suo messaggio per l’Avvento.
“San Francesco, all’inizio della sua avventura di fede e di discepolato, consegnava ai suoi frati, anche loro un po’ scoraggiati, un messaggio semplice ma ricco di ottimismo valido anche per noi oggi: ‘Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile’”, il suggerimento offerto a cappellani, diaconi e suore.
Nelle carceri, a causa della paura dei contagi, “molte attività si sono rallentate e i detenuti vivono ancora di più una forte solitudine e l’abbandono, pur sapendo con chiarezza che la prigione che si apre alle relazioni genera una società più sicura”; perciò, “noi uomini e donne, mandati da Dio a sanare le molte ferite, dobbiamo essere, nei nostri istituti penitenziari, una finestra spalancata nella vita dei ristretti, per indicare loro orizzonti nuovi”.
Di qui l’invito: “In questo tempo nascosto e sospeso, siamo chiamati a fare ‘ciò che è necessario’. Queste limitazioni imposte non viviamole come frustrazioni che paralizzano il nostro agire, ma come stimolo per mettere in atto la nostra capacità di trasformare ciò che sempre abbiamo fatto”. Infatti, “il Natale del Signore, che ci apprestiamo a vivere, ci parla di fragilità, povertà e umiltà. E questo tempo burrascoso ci ha fatto scoprire ancora di più i nostri limiti e debolezze e ci ha fatto comprendere ancora di più che noi non siamo i padroni del tempo. Questo lungo periodo d’incertezze, che il mondo sta vivendo, percorriamolo con la vigilanza del cuore, capaci di scrutare la notte e saper attendere con fede il domani che verrà”.
Il cammino di Avvento sarà, dunque, “per noi tutti un tempo per l’ascolto dello Spirito e di essere sentinelle di speranza che annunciano, dopo l’oscurità della notte, il nuovo giorno, ma anche a possedere il coraggio della fede che ci chiede di vivere il quotidiano ricco di speranza”.

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