Libia: Mercuri (esperta) “Italia a Berlino trattative tardive. Con avvio processo pace potrebbe tornare a recitare ruolo importante”

“Il nostro Paese è stato molto impegnato in trattative tardive ma ha ricoperto, anche a Berlino, una posizione di secondo piano. Tuttavia, laddove si dovesse pensare di realizzare un nuovo governo di accordo nazionale e avviare un processo di pace, forte di una tregua stabile, l’Italia con le conoscenze che ha, sul terreno, delle milizie, dei gruppi armati potrebbe davvero tornare a recitare ruolo importante”. Ad affermarlo al Sir Michela Mercuri, analista e docente di Geopolitica del Medio Oriente all’Università Niccolò Cusano e di Storia contemporanea dei Paesi mediterranei all’Università di Macerata, commentando la conferenza internazionale sulla Libia tenutasi ieri a Berlino. Circa la disponibilità espressa dal premier Giuseppe a partecipare a una forza di interposizione e di pace europea in Libia, Mercuri dichiara che “potrebbe essere una soluzione se fosse fatta con l’accordo di tutti. Una forza di interposizione, infatti, deve essere approvata da al-Sarraj e Haftar. Questo contingente dovrà essere sotto l’egida delle Nazioni Unite. Bisogna poi tenere conto che in Libia ci sono miriadi di altre fazioni che non si riconoscono in Haftar e al-Sarraj. Penso a tribù, jihadisti e cellule Isis arroccate nel sud del Paese che potrebbero creare non pochi problemi a questa potenziale forza di interposizione, causando anche delle vittime che l’opinione pubblica non tollererebbe”. Dall’analista anche la preoccupazione per il blocco da parte delle milizie del generale Haftar della produzione di petrolio nei campi di Sud-Ovest di El Sharara ed El Feel e della chiusura di un oleodotto collegato a pozzi gestiti da società in joint venture con l’Eni: “Haftar non riaprirà gli oleodotti fintanto che non si arriverà alla contrattazione delle linee di demarcazione del cessate il fuoco. Li userà fino alla fine come arma di ricatto. A riguardo potrebbe uscire una dichiarazione Usa condivisa anche con altri Paesi di condanna dell’azione di Haftar. Fonti accreditate libiche affermano che perdiamo 90 milioni di euro al giorno in termini di petrolio e che siamo rimasti a 70 mila barili contro il 1,5 milione di qualche giorno fa. Si tratta di un gravissimo danno per l’economia libica e per quella italiana”.

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